sabato 31 dicembre 2011

Per colpa dei botti?



( in silenzio )


Per colpa dei botti stanotte moriranno cinquemila animali.
Tra domestici e selvatici.
Senza colpa.
Né un sensato destino.
Ma non è per colpa dei botti.
Che moriranno tutti quegli animali.
Ma per quella degli uomini che ne accenderanno la miccia.
Senza sapere bene perché.
Per  cosa, che non sia un animalesco istinto.
Molto più animale degli animali che di conseguenza finiranno i loro giorni.
Anche loro senza sapere bene un perché.
Senza una ragione.
Non per vivere o per morire.
Ma perché non reggeranno lo spavento.
Quel fragore moltiplicato all’infinito nei loro ricettori del suono.
Molto più sensibili.
Evoluti.

Ma perché questa cattivo gusto?
È antropologico?
Animale anche lui?
O solo isterico, fatto del solito isterismo di massa?
Propiziatorio per cosa?
O per esorcizzare cosa?
Per festeggiare?
Ma cosa?
E perché in quel modo, tra i tanti possibili?
Umani.
Per quello che di umano riconosciamo come superiore.
La superiorità è il “posso tutto perché sono più forte”?
Ma quale forza c’è nell’esplodere un botto?
Quale intelligenza?
Mi chiedo quale umanità?
Quale felicità?

E penso alle persone sole.
Tristi.
A quelle che hanno perso qualcuno.
Malate.
Indifese.
Senza alcuna protezione.
Che quel fragore non fa che amplificarne il dolore.
La solitudine, la tristezza.
Si amplifica quanto nei recettori più evoluti degli animali.
E uccide un po' anche loro.
Li uccide dentro.
Con una difesa in più rispetto al mondo animale.
Che passerà.
Senza morire.
Tranne quelli che per innescarne la miccia muoiono anche loro o si feriscono per sempre.
Per loro stolta scelta.
Diversamente dal regno animale, dai veri abitanti “naturali” di questo pianeta, che non possono scegliere.

R.I.P. per cinquemila vite.

Migliori delle nostre, molto più “umane”, almeno per stanotte.

R.I.P. anche per le nostre, per tutte quelle che finiranno stanotte, per accendere una miccia.


FranzK. 

Giustizia e Legge.





Eri sola.
Di quella solitudine terminale.
Sola, sola.
E quel giorno non sapevi proprio cosa fare.
Come fare.
Quel frigorifero.
L’incubo della sua maniglia.
Del suo contenuto.
Nulla.
Proprio nulla.
Hai provato ad aprirlo.
Hai tentato.
La maniglia era fredda.
Più del solito.
La casa era fredda.
Molto più del solito.
Ti sei coperta di più.
Hai provato a sederti, sul materasso sgangherato.
Hai provato ad avvolgerti.
Ma era freddo.
Tutto.
Anche l’ultimo indumento indossato.
Più del frigorifero.
Più della sua maniglia.
Più del nulla che c’era dentro.

Il tuo bambino dormiva ancora.
Sotto quella nuvola di stracci.
Ma è il freddo che avevi dentro che era insopportabile.
Freddo.
Gelido.
Insopportabile.
Pensavi di trovare l’America.
La California.
L’America è grande.
Hai trovato l’Alaska.
Piena di lupi.
E freddo.
Quello che ti gela.
Dentro.
E lo stomaco è vuoto.
Gelato anche lui.
Basta.
Hai preso una decisione.
Esci.
Freddo dentro, freddo fuori,cosa cambia?

Hai camminato un po'.
Le strade sono tutto un luccichio.
Tante persone aggravate di sacchetti.
Di regali.
Tante persone.
Belle al caldo.
A stomaco pieno.
I negozi illuminati.
Le cantilene natalizie.
E tu su e giù.
Per un po'.
Con tutto quel freddo dentro.
A chiederti cos’hai di differente.
Qual è il tuo difetto.
Piena di freddo e fame.
Il perché di quel freddo.
Umano.
Di donna.
Sola.
Ancora più indifesa.

Non ci sei riuscita.
A darti una risposta.
Tranne che hai sbagliato tutto.
Cercavi la California e hai trovato l’Alaska.
Ma il freddo non fa ragionare.
Lo stomaco vuoto meno.
Più vuoto di quello di tanti animali da compagnia.
Vuoto e freddo.
Ghiacciato.
Non ci sei riuscita.
Ad aspettare.
Il “domani andrà meglio”.
Quel supermercato all’angolo è caldo di sicuro.
Adesso, non domani.
Ti sei infilata dentro.
Che sollievo.
Un po' di tepore.
E quanto cibo.
Non ci sei riuscita.
E ti sei imbottita i lerci anfratti dei sudici vestiti.

Che bella sensazione.
Tutto quel cibo addosso.
Anche il freddo non è più quello di prima.
Adesso tornerai a casa.
Scarterai tutto e finalmente tu e tuo figlio avrete caldo.
Almeno tanto meno freddo.
Sei felice, per qualche istante.
Così tanto felice che uscire da quel luogo sembra facile.
Normale.
Peccato che esci dall’unica uscita possibile.
Uscita senza merci.
E scatta l’allarme.
Ti fermano.
Ti arrestano.
Hai rubato.
Non si può.
Ti fermano mentre arrivano le forze dell’ordine.
Tremi.
Hai paura adesso.
Più freddo di prima.

Sono arrivati.
Devi depositare la merce.
Seguirli.
Ti accompagnano in auto.
Verso la centrale.
E anche se l’auto è calda.
Il freddo aumento.
Arrivati.
Nome cognome ……..
Non sei neppure di qui.
Che guaio.
Il pensiero corre a casa.
Al tuo bambino.
Non esiste alternativa.
Ti chiudono in cella mentre andranno a recuperarlo.
Poi si vedrà.
Hai così freddo, che non ti riesce di piangere.
Solo tremare.
E non solo di freddo.
E adesso, cosa succederà?

Arrivano con tuo figlio.
Dopo una lunga attesa.
Ti abbraccia.
Lo abbracci.
Vi scaldate un po'.
Per stare con lui ti fanno uscire un attimo, ti offrono una sedia.
Per due.
Piantonati, vi tenete stretti, l’uno all’altra.
Ti dicono di star lì.
Di aspettare lì un po'.
A scaldarvi un po'.
Non pensi più a niente.
Non ne hai le energie.
Niente più forze.
Hai scavato oltre il fondo.
Di tutto.
Della speranza e della disperazione.
E del freddo.
Del dolore.
Della rabbia.

Eccolo.
Arriva.
Con la sua divisa tutta a puntino.
Viene per te.
Stringi forte il tuo piccolo.
Ti aspetta la gabbia e a lui chissà.
È arrivato, il tempo è finito.
“Mi segua signora, anzi seguitemi tutti e due”
Dove ci porteranno?
C’è un peggio non previsto?
Ancora più giù della buca che avevi immaginato?
Esegui gli ordini.
Lo seguite.
Barcollando tutti e due.
Un lungo corridoio.
Poi una porta.
Poi ancora un corridoio.
Poi ancora una porta.
“Prego, per di qua”.
Impossibile.

C’è una stanza.
Grande.
Con tante persone.
Tutte in divisa.
Sedute intorno ad un grande tavolo.
Che vi guardano e sorridono.
“Prego, accomodatevi”.
Ci sono due sedie vuote.
Per voi.
Per te e il tuo bambino.
La tavola è apparecchiata a festa.
Piatti doppi, posate per ogni portata.
E la stanza è calda.
Tanto calda.
E vi sorridono tutti.
Come fossero vecchi amici.
Tanti vecchi cari amici.
Il caldo degli amici.
Tanto caldo.
Sentito, vero.

“Prego signora, mangiate con noi, con calma e abbondanza, dopo vi riportiamo a casa”.

La sottile, immensa differenza fra la Giustizia e la Legge.

Buon appetito.

FranzK.


P.S. Liberamente interpretato da un fatto di cronaca realmente accaduto, forse l’altro ieri.

venerdì 30 dicembre 2011

Lotto armato.





Tempo fa, in tempi non sospetti, scrivevo due paole riguardo al gioco d’azzardo.
Senza approfondire numeri .
Ieri sera, nella consueta lettura di un giornale, trovo in prima pagina appena sotto al “crescitalia”, la notizia molto dettagliata riguardo una malattia con febbre, virale.
Comprensiva di tutti quei numeri che avevo tralasciato.

Scrivevo allora:

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……… ebbene tempo fa, tra un pensiero e l’altro mi ero posto una domanda a riguardo cosa potesse unire davvero, nel caso di una vera difficoltà, il nostro paese …. ( forse non solo il nostro) cercando di escludere dittature o cose simili. 

Ci ho pensato davvero molto poi, tra un pensiero e l’altro, e all’improvviso un paio, forse tre mesi fa, mi si è presentata come d’incanto la visione della soluzione.

È un 
partito, è solo un partito la cosa in grado di unire davvero un popolo. 
Un partito, un ideale, comune, semplice, sicuro …….. 

Il partito del lotto.

Il motto: voglio scappare - con un colpo di culo. 
Devo studiarne il logo. 
Mi vengono i brividi se penso allo spreco di cultura e intelligenza, di risorse e di potenzialità: il lotto è l’unica cosa che mette tutti d’accordo qui, è l’unica casa comune, di tutti, di tutte le fazioni , dei poveri e dei ricchi, dei giovani e dei vecchi, dell’intellighenzia e dell’ignoranza, degli uomini e delle donne. 
E ci lamentiamo delle tasse dirette ovviamente, quando per quelle indirette siamo in grado di “ammalarci” di vizi psicotici …

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Chissà se sono passato per “moralista”.
Il solito moralista polemico.
Se non addirittura e peggio, un esibizionista, che vuole stupire a tutti i costi con elucubrazioni mentali “intelligenti”.
Se leggo e analizzo i numeri del giornale di ieri, mi sento solo uno sprovveduto infante neanche tanto cresciuto.

Settantasei miliardi di euro giocati nel 2011.
Sessanta milioni di abitanti neonati compresi.
Più di mille euro pro capite, neonati inclusi.
Vincite per cinquantasette miliardi.
Spesa effettiva diciannove miliardi di euro.
Entrate per l’erario circa nove miliardi.

Spesa effettiva diciannove miliardi di euro.

Ma non ci siamo lamentati tutti, per una “manovra” da venti?
Scioperi, contestazioni, migliaia di emendamenti, …………ognuno per la sua parte di pollaio.
Per la stessa cifra, quasi identica.
Ma è moralismo o esibizionismo il mio?

La spesa complessiva, risulta di otto volte superiore quella “investita” per l’istruzione.

Ma  è davvero un partito armato di soldi, silenzioso, tranquillo e ben coeso, senza neppure i costi della politica ….
Un partito di estrema fregatura e egoismo.
Trasversale a tutti gli interessi e a tutte le ideologie, tranne uno: il proprio.
Un partito che crede solo nel denaro, nella furbizia presunta, nella fortuna solo per se.
Forse solo un partito di malati di una brutta malattia.
Un partito composto da votanti che canta lo stesso inno dello stato al quale appartiene, sperando prima o poi, a spese dei suoi “fratelli”, di cantarne uno da solo: il suo, personale.
Quello del “io sono a posto” , gli altri si arrangino.

Temo che i moralisti sono gli altri.
Quelli che chiedono senso di coesione, di unità, di responsabilità.
Falsi oltretutto.
Perché è lo stesso stato che lo chiede e poi favorisce e permette, anche per suo interesse, almeno erariale, la divisione, la mia fortuna a scapito della fregatura di molti altri.
Perché gli algoritmi delle slot machines non sono mica stupidi.
Restituiscono solo una parte del denaro che ingoiano.
Il resto viene “equamente” diviso tra chi le affitta, chi le gestisce e chi li permette.

(in Inghilterra, patria delle scommesse, dal 2009 la spesa per il gioco d’azzardo si è ridotta di quasi il 25%, che siano in crisi?).

Cari fratelli d’Italia ……..

Settantasei miliardi giocati, la BCE ce ha appena prestati cento per salvarci.
Mille euro a testa, neonati compresi.
Diciannove miliardi di euro di spesa.
Tasse auto-decise di nove miliardi di euro, la metà dell'ultima manovra "salvaitalia".
Otto volte la spesa per l’istruzione.

Il partito armato di denaro e illusioni del lotto, del poker online e non, delle slot machines, dei gratta e vinci, delle schedine, delle scommesse, e non so di che altro ancora.
Ho cambiato la scritta sul logo:

“mors tua, vita mea”.

Carissimi “fratelli”.

Da un vostro fratello sicuramente adottato.


FranzK.

Parlami, in silenzio.





Parlami.
Piano.
Io sono qui.
Ti sto ascoltando.
Ti sento, riesco a percepire tutto.
Parlami.
In silenzio.
Pensavi non fosse possibile, ricordi?
Invece è vero.
I militari hanno più sogni di noi.
O maggiori necessità.
Ma noi abbiamo qualcosa in più.
Abbiamo i sentimenti.
Anche se lontani.

Parlami.
Piano, piano.
Raccontami le tue pene e le tue gioie.
Io ti sento.
Rassicurati.
Ti sento davvero.
Ogni tua parola.
Pensata.
Senza sia mai divenuta suono.
Ogni tua emozione.
Sentita.
Prima che abbia prodotto vibrazioni.
Ogni tuo profumo.
Prima di trasformarsi in emozione.
Sento tutto.

Parlami.
Non abbiamo necessità di strumenti.
Per sentirci, ascoltarci.
Niente bit, nessuna radiofrequenza, nessuna fibra ottica.
Parlami piano.
Con dolcezza.
Io ti sento.
Non ci credevi.
Non ci credevi proprio.
Ma pensaci.
Se può farlo un bit, che prova a copiarci.
Come non potremmo farlo noi, che l’abbiamo inventato?
È tutto vero.
Semplice.
Facile.

Parlami, parlami ancora.
Senza tastiere.
Senza voce.
Puoi farlo quando vuoi.
Io sono qui.
E ti ascolto.
Con calma.
Ti svelerò il segreto.
Ma solo a te.
Di come è possibile.
E dopo ci crederai anche tu.
Perché potrai sentirmi anche tu.
Come io sento te.
In silenzio.
In pace.

Abbiamo energia a sufficienza.
Per connetterci da qualsiasi luogo.
Ne abbiamo molta più di un telefono.
La circonferenza della terra non ci fermerà.
Come non ferma il segnale di un Blackberry.
Abbiamo così tanta energia.
Che non servono ripetitori.
Ponti fonici.
Amplificatori.
Parlami.
Piano per adesso.
In silenzio.
Scandendo bene i tuoi pensieri.
Le tue emozioni.
Le tue sensazioni.

Lo svelerò solo a te il segreto.
Se vorrai.
Non posso renderlo pubblico.
Peggiorerebbe la situazione già precaria.
Mi capisci.
L’economia, la finanza, le crescite ……
Peggiorerebbe la situazione.
Niente più bit.
Un disastro.
Non hai mai voluto che creassi problemi.
Quindi non ne faccio.
Faccio il bravo.
Ma a te se vorrai svelerò il semplice segreto.
Solo a te.
Perché anche tu possa sentirmi, in silenzio.

Parlami.
Piano.
Io sono qui.
Ti sto ascoltando.
Ti sento, riesco a percepire tutto.
Parlami.
In silenzio.
Ti sto ascoltando.
In silenzio.


FranzK

Liberamente ispirato da:

Al solito, la realtà supera di gran lungo la fantasia. 

giovedì 29 dicembre 2011

I sogni che non sai.





Leggo : “Fase due”: crescita.( la "Fase uno" sembra non abbia sortito, almeno fino ad oggi, gli effetti desiderati …..)
Crescita, cosa significa crescita?
Ho riflettuto molto sul suo significato.
Perché la parola in sé, se non è riferita a piante, animali, uomini o a trasformazioni termodinamiche, mi dice poco.
Così ho deciso di approfondire un po', di rifletterci ma non solo.
Mi sono svegliato e ho cominciato a fare un giro per casa.
Dettagliato.
Prestando la massima attenzione a tutto, ad ogni singolo dettaglio.
Camera per camera, oggetto per oggetto.
Da quelli che uso di più, pochi peraltro, a quelli che mi ero dimenticato di possedere.
E, sapendone almeno un po', mi sono immaginato, per ciascuno di loro, la tecnologia per produrlo.
Uno ad uno.
Ho impiegato tutta la mattina per il sopralluogo.
L’elenco lo evito, sarebbe noioso e credo per la maggior parte anche poco formativo.
Lo evito perché mi ha procurato anche una leggera emicrania, l’impegno del tour e relative elucubrazioni.
Ho fissato, come sintesi, un solo pensiero: un mare di energia, da quella fossile, a quella umana, dal petrolio al pensiero a muscoli indolenziti.
Risorse e vite in poche parole.

Pausa panino quasi obbligatoria.

Il pomeriggio ho deciso di dedicarlo ad altro.
Un poco più rilassante.
Mi sono accomodato sul divano e ho deciso di dedicarmi ai ricordi.
Quelli relativi alla mia infanzia.
A quella umilissima abitazione che mi ha visto bambino, in crescita, in quel minuscolo borgo medioevale quasi irraggiungibile.
Ho cercato, scavando nei ricordi più reconditi, di ricostruire almeno nel pensiero, gli oggetti che possedevo allora.
Ho provato a fare un giro virtuale ma lucido al massimo.
L’operazione è stata molto veloce, più del previsto, più di quanto avevo sperato di stare un bel po' accoccolato sul comodo giaciglio.
Allora non avevo quasi nulla.
Neanche giocattoli.
Infatti me li costruivo da solo, sarà per quello che dopo ho fatto l’”inventore” (che fastidiooooo l’aggettivo).
E anche per costruirli avevo davvero pochi attrezzi oltre che troppi pochi anni.
Raddrizzavo chiodi tutti storti trovati qua e là per unire pezzi di legno mal levigati.
Il romantico di quei ricordi è ancora struggente per me.
Altra sintesi: mi mancavano un sacco di cose, e quelle che avevo le utilizzavo ben oltre le loro possibilità, mi mancava quasi tutto anche per costruirmi da solo un semplice giocattolo.
Poche risorse e un sacco di muscoli indolenziti, oltre che il cervello.

Altra pausa, e sono nel posto giusto per farla, stiracchiato sul comodo divano.

Da quasi nulla a  quasi troppo.(il secondo quasi lo metto con riserva).
(leggevo stasera, che nel nostro paese ci sono trenta milioni di abitazioni, pari a circa centosettantasette milioni di locali con circa sessantunmilioni di abitanti …….. una casa vera ogni due persone, circa tre locali a testa …… sarà il caso di costruirne altre? ……..)
Almeno per me.
Almeno per moltissimi di noi.
In una quarantina d’anni mal contati.
La parola “crescita” ha cominciato ad assumere un significato ben preciso ma non ancora soddisfacente.
Non ancora.
Mi manca un perché, chiaro e univoco, un perché oltre la necessità primarie.
In fondo avevo poco ma non sono mica morto, né di caldo, di freddo o di fame.
Anzi sono cresciuto, anche abbastanza felice, sano (cervello a parte) e sereno, istruito e non solo.
Mi manca un perché senza dubbi.
Per dare un senso definitivo alla parola “crescita”.
Cerco domande.
Per speculazione di pochi?
Coercitiva e imposta?
Un obbligo condizionato non necessario?
In parte potrebbe essere ma non mi convince ancora.
Il pensiero si sposta, penso ai miei genitori.
Alla loro vita, alle loro aspirazioni, speranze ……….. sogni.
Sogni, sogni, sogni, ecco la risposta, solo sogni.
Avevano dei sogni e altri, con problemi quotidiani meno pressanti dei loro, ne avevano di più evoluti.
La mia nuova casa è colma di sogni, quanto quella vecchia di misera realtà.
Adesso tutto quadra, adesso la parola crescita mi è chiara, univoca, priva di ombre.
La speculazione è scontata ma non riesce a far nulla senza i sogni di qualcuno.
Nessuna crescita, al massimo mantenimento del privilegio, ma nessuna crescita.

Pausa, devo nutrirmi e pensare ad una soluzione, cosa che a stomaco vuoto mi riesce male, ma esco con la garanzia che per stanotte qualcosa mi verrà in mente, anche fosse solo una fantasia ma verrà, prima di domattina.
Perché il lungo periodo recessivo previsto non è solo nostro, del nostro paese (il solito “cul de sac”, peccato) ma globale, quanto lo sono i mercati e l’economia.
Panino birra e poi cerco di inventarmi qualcosa, fosse anche solo di fantasia, è una promessa.

Panino e birra doppi, poi un po' di assenzio, era necessario.
Ecco, ci siamo.
Credo di avere una soluzione, fantasiosa, chissà poi quanto,( più avanti vedrete che la realtà molte volte supera di gran lunga la fantasia ….. più avanti) ma una soluzione.
Stanotte ho pensato ad una nuova macchina.
Nuova per modo di dire, ma funziona.
È una macchina che permette di teletrasportare le persone.
Davvero, non per finta.
È complessa, comporta il dispiego di tutte le tecnologie esistenti più qualcuna nuova da studiare.
Pensate!
Potremmo vederci in circa cinque minuti, più o meno, in una notte non ce la faccio a fare conti precisi al secondo.
E non toglie nulla a nessuno,anzi aumenta tutti, si potrà interfacciarla a Facebook, decidere se vieni tu da me o viceversa, e comporta l’utilizzo di tutte le tecnologie disponibili, da quella automobilistica a quella aerospaziale, a quella digitale.
Ha un costo approssimativo di circa quarantamila dollari e consuma la metà dell’energia di un automobile, pro capite, si intende.
Penso di avercele fatta.
Non  credete?
Non è un sogno per tutti?
Cinque minuti, e ci vediamo, con costi irrisori.
Penso che dovremo produrne almeno un paio di miliardi tanto per cominciare.( altro che i-phone ….)
Poi ovviamente i prezzi si abbasseranno e aumenteremo la produzione.
Credo di aver rilanciato l’economia mondiale.
Recessione adieu!
Solo con un semplice sogno.
Divenuto realtà.
Possibile, desiderato da tutti, ne sono certo, e finalmente per tutti possibile.
Siete pronti a chiedere un prestito per averla?
La macchina del teletrasporto dico.
Sono sicuro che le banche avranno i soldi da prestarvi, forse anche senza fido.
Ma mi raccomando, c’è tanto lavoro per tutti, dagli Italiani ai Cinesi.
Dovrete darvi da fare però.
Siete pronti per un periodo di crescita?
Vertiginosa.
Secondo il vostro tempo, illimitata?
Siete pronti a lavorare come matti?
Oppure no?
Non ho cambiato modello, sono rimasto al suo interno, come Gordon Comstock.(OrwellFiorirà l’aspidistra)
Vorrei solo sapere se voi siete pronti.
Felici.


FranzK.

mercoledì 28 dicembre 2011

BOT di capodanno.






È davvero illogico.
Che io mi debba occupare di queste faccende.
Ma ci provo, sperando di non andare fuori tema.
Cosa sono i Bot, i buoni ordinari del tesoro e a cosa servono?
Probabilmente lo sanno tutti, o almeno tantissimi ma qualcuno, da quello che sento, proprio no.
Sono delle specie di cambiali emesse dalla stato per finanziare nel breve periodo il suo debito.
Cambiali sulle quali è necessario come ovvio, riconoscere un interesse.
Nessuno da niente per niente.
Proviamo a pensare a una famiglia che guadagna 10 e spende 12.
Tutti i mesi, tutti gli anni.
È in difetto di un -2 che dovrà necessariamente procurarsi per mantenere il suo status.
Tutti i mesi, tutti gli anni.
Proviamo a pensare alle nostre famiglie, alla nostra personale.
In una situazione di questo tipo.
Andremmo da un amico “ricco” a chiedere un prestito.
Lui lo concederebbe chiedendo in cambio la sua restituzione con un piccolo interesse.
Tutti i mesi, tutti gli anni.
Ma siamo proprio sicuri che faremmo in questo modo, nel caso della nostra famiglia?
Sicuri, sicuri?
Perché appare scontato che vivendo già nel “debito” gli interessi sul prestito perenne non farebbe che aggravarlo ancora di più.
Proviamo a pensare alla nostra famiglia.
Concentriamoci.
Io sono certo che non faremmo così.
Non facciamo così.
Ne sono sicuro.
Quanto sono sicuro che chiederemmo un prestito per sostituire la lavatrice rotta o per far proseguire gli studi a uno dei nostri figli.
Sapendo che dovremo fare dei piccoli sacrifici per pagarne le rate.
Tutti i mesi, tutti gli anni.
Due situazioni completamente differenti.
Opposte.
Nel primo caso, in quella famiglia, vista da dentro o da fuori, c’è sicuramente qualcosa che non funziona.
Un famiglia di matti, per dirla con simpatia.
Che sicuramente al suo interno ha qualcosa che non va a livello strutturale.
Nella secondo caso è proprio l’opposto.
E sono certo che è la nostra famiglia personale.
Che, al minimo,ha necessità di una lavatrice nuova per mantenere uno status “logico” acquisito, piuttosto che fornire, ad esempio ad un figlio, una opportunità di vita migliore.
Vale anche per un impresa, non solo per una famiglia.
In fondo un impresa, un’azienda, non ha una struttura tanto differente da una famiglia.
In breve, nel primo caso il prestito richiesto e concesso, è fuor di dubbio che mantiene uno stato di cose insostenibili alimentandone nella continua crescita del difetto solo l’insostenibilità e prestandosi facilmente a una forma di speculazione selvaggia e senza regole.
Provate a mettervi nei panni dell’amico “ricco” che tutti i mesi, tutti gli anni concede quel prestito.
Provate a pensarci seriamente.
Insomma ……..
Nel secondo caso, a differenza dal primo, il debito si chiamo investimento.
Ossia la forma di finanziamento che permette, al minimo di mantenere e, nella sua massima virtù, migliorare.
Finanziamento che nel non poter essere pagato subito viene dilazionato nel tempo a fronte di piccoli sacrifici quotidiani.
In parole semplici la nostra famiglia virtuosa che guadagna 10 e al massimo spende 10, dovrà in quella spesa al peggio alla pari, detrarre una piccola cifra per ripagare le rate dell’investimento.
Dovrà togliersi qualcosa per avere qualcosa.
E l’investimento in questo caso produce non un debito ma una crescita.
Fosse solo per il figlio che può frequentare l’università, a fronte dei genitori con la sola terza media.
Ma sbaglio o le nostre famiglie, più o meno le gestiamo in questo modo?
Le hanno gestite così i nostri padri, i nostri nonni credo.
Tutti i mesi, tutti gli anni della loro vita.

Nella prima famiglia c’è davvero qualcosa che non va, che non funziona.
Qualcosa di “strutturale”.
Qualcosa di “simpaticamente” o drammaticamente folle.
Tipo un figlio tossicodipendente al quale i genitori non hanno il coraggio di tagliare il vizio, di affrontare il problema.
O che per mestiere, …………  fanno i narcotrafficanti.

Spariamo BOT questo capodanno?

FranzK.

Passa tutto.





Vedrai che passa tutto.
È solo questione di tempo.
Poi passa.
Dopo ti sentirai meglio, vedrai.
Pensa ai momenti brutti, può aiutare.
A fare in modo che passi tutto, che ci si dimentichi.

Sai cosa ha detto un economista qualche giorno fa?
Che il  2012 sarà un anno molto bello perché ci ricorderemo in tutti i suoi giorni, che il 2011 è stato migliore.

Lo vedi che c’è una soluzione?
Prova a far qualcosa.
Pensa a qualcosa.
Di differente.
E vedrai che passa.
Dai, un bel sorriso, non crucciarti.
Vedrai che dopo sarà molto meglio.

Sai cosa ha detto un malato terminale?
Che era contento, non sentiva più dolore.

Lo vedi?
Te lo dicevo io.
Passa tutto.
Non devi pensare alle cose belle di prima .
Ma a quelle brutte.
Ti aiuta.
A dimenticare quelle belle.

Sai cosa ha detto un pensionato oggi?
Che deve tirare la cinghia.
Ma aveva un bel sorriso perché così avrebbe buttato giù un po' il peso in eccesso.
Sai quanti vantaggi per la salute?

Lo vedi?
Continuo a dirtelo ma tu niente.
Sei un testone.
Cerca di vedere il bicchiere mezzo pieno.
Concentrati su tutti i momenti brutti che ricordi.
Passa tutto.
Devi credermi.
Era solo una piccola illusione, un po' come un innamoramento adolescenziale.
Un po' di tempo ……
Qualche lacrimuccia …..
E poi via!
Sotto il prossimo.
Devi stare tranquillo, t-r-a-n-q-u-i-l-l-o.

Sai cosa mi ha detto la scorsa settimana un tizio che ha comprato una casa con il mutuo?
Che le banche falliranno e avrà risolto il suo problema.
Si fregava le mani pieno di soddisfazione.

Insomma passa tutto.
Poi se proprio non ce la fai, fatti aiutare.
Ci sono pillole che sono un portento.
Al limite anche un po' di analisi.
Non scherzo, prova a fidarti.
E poi non stare in casa lì da solo.
Esci, trova qualcuno con cui parlare insomma.
Apriti, svagati.

Sai cosa ha detto un mio nuovo amico, un vero genio, laureto a pieni voti.
Che non è vero che mancherà il petrolio, che è solo questione di tecnologia, che lo tireranno fuori anche dalla sabbia.
Finalmente uno che sa davvero e rassicura, che sospiro di sollievo.

E tu sei lì con i tuoi soliti pensieri negativi.
Non ne esci più se fai così.
Iscriviti a un corso di latino-americano.
E vedrai che passa.
Basta pensarci, ti prego.
B-a-s-t-a.
Cosa posso farci io se non ti decidi ad aiutarti un po'?
Sei pieno di risorse tu.
Cercati qualcosa da fare, inventati qualcosa.
Ti dico l’ultima perché poi ho un impegno e devo andare.

Sai cosa si sono detti ironicamente Romeo e Giulietta appena ricongiunti dopo la morte?
Siamo stati proprio due stupidi insensati.
E si sono lasciati per sempre.
Adesso si fanno concorrenza con due agenzie di dating online.

Vedi che avevo ragione?
Passa tutto, basta saper aspettare.
E agire con buonsenso.
Ciao, devo proprio andare adesso.
Mi spiace che sei giù, davvero.
Ma devo proprio andare.
Ho un sacco di cose da fare.
Un sacco di impegni inderogabili.
e non preoccuparti davvero.
Ricorda: passa tutto.

Era una telefonata.
La voce che ho pazientemente ascoltato era il Presente e il Passato.

Chissà che uno di questi giorni non mi richiami.
Un po' più cresciuto.
Finalmente trasformato in Futuro.
Perché non passa nulla di tutto ciò che è vero.
Tranne la nostra vita.


FranzK.

martedì 27 dicembre 2011

Il regno dell'immondizia





Benvenuti, nel regno dell’immondizia.
Sarebbe necessario scriverlo, con una bella calligrafia, colorata.
All’ingresso di ogni reparto di ostetricia del mondo.
Scusate, non scherziamo.
Di quasi tutto il mondo.
Sarebbe necessario stamparlo, in nerofumo,  sulle cravatte griffate, le giacche alla moda, le lozioni antiforfora dei maschi.
E sulle scarpe, le borse, le pellicce di animali veri o sintetici, i rossetti, le creme antirughe delle femmine.

Benvenuti nel regno dell’immondizia.
A tutte le ideologie.
E a tutte le loro fanatiche idiozie.
Dalle infinite Wall Street alle infinite Piazze Rosse del mondo.
Benvenuti nel regno della crescita delle discariche.
Non in quello dei consumi ma in quello degli sprechi.
Non in quello della felicità ma in quello della sofferenza.

Mi sono ricreduto, dopo notti e notti senza sonno.
Dopo aver letto e riletto il contributo del Prof. Sertorio di qualche post precedente.
Devo allargare il concetto, scavarlo a fondo.
Non viviamo nel regno del petrolio, ma in quello dell’immondizia, della “scoria”, del rifiuto.
Intrinseco  e trasversale a tutti i modelli sociali, a tutte le economie.
Da quella consumista a quella anticonsumista.
Da quella morente a quella già morta.

Produciamo ricchezza o immondizia?
O sono la stessa cosa?
L’altro giorno sono andato al supermercato per la mia piccola spesa settimanale(vivendo solo è piccola).
Sono tornato a casa e l’ho sparpagliata sul tavolo, osservandola attentamente.
Ma cosa ho comprato?
Contenuti o contenitori?
Quale il maggior valore tra i due, tralasciando l’energia spesa per il trasporto, mio, e tutti quelli prima del mio.

Ho cominciato a rimuovere le prime eccedenze inutili ai fini della mia sopravvivenza: il pre-packaging.
Il contenitore del contenitore, ho preso un sacchetto e l’ho riposto quasi riempiendolo.
Poi avrei voluto rimuovere anche il resto, il packaging, ma ho pensato che non era Quaresima e mi sono fermato solo a ragionarci un po' sopra.
Mi chiedevo della tecnologia, per produrre quello che era nutrimento rispetto a quella che era il suo contenitore.
La tecnologia del pomodoro pelato contro la tecnologia della scatola in banda stagnata del cilindro metallico della sua cassaforte, dell’altra ancora del rotolo di carta, ricoperto di vivaci scritte e colori, che lo avvolgeva ben saldo ad esso grazie ad un potente adesivo.

Bisognerebbe fornire soluzioni non descrivere problemi vero?
Fosse così semplice.
Ma credo che il metodo scientifico prima delle soluzioni deve descrivere problemi.
E, più che un pensiero, è un dato di fatto, riconosciuto, certificato oltre che personalmente vissuto.
Torniamo alle scorie.
Sul mio tavolo ne intravedo in quantità industriale e mi pongo un’altra domanda.
Quale sarà il rifiuto del mio corpo nutrito da tutti quei beni, rispetto al rifiuto prodotto per poter essere distribuiti?
Un altro brutto pensiero, passo oltre.

Ad un pensiero ancora più brutto però.
Apro una confezione di yogurt, ho scoperto da poco che mi piace, lo mangio e finito, mi rimane in mano uno stupendo cilindro cavo di plastica e il suo coperchio.
Non posso buttarlo così, tutto ancora imbrattato di Lactobacillus lactis , nel contenitore della plastica riciclata vicino alla dispensa.
Lo lavo prima, mentre almeno il tappo lo lecco, poi butto tutto.
Butto il contenitore, il suo coperchio e l’acqua che ho sporcato.
Tutta roba mia, pagata, che butto.

Non mi serve più, anzi è un impiccio, non so proprio che farmene di quel piccolo capolavoro di tecnologia.
Si è improvvisamente trasformato da necessità in fastidio, adesso la necessità è di rimuovere il fastidio.
E quando hai un fastidio sei pronto a pagare, ancora.
Pagare qualcosa che ti appartiene, affinché qualcuno te ne possa privare.
Certo che pagare qualcosa che ti appartiene ……… per privartene ........ che poi verrà riciclato a quanto dicono, per ripagarlo ancora, ancora e ancora.
Per il PET, polietilentereftalato, almeno otto volte, poi anche lui dentro a un buco.
Petrolio che esce da un buco e ritorna a casa, trasformato in altro modo con altro petrolio, trasportato con altro petrolio ancora, in un altro buco.

E durante la sua vita ha generato di tutto: ricchezza, posti di lavoro, sfide della mente, nuove tecnologie.

Peccato che alla fine è diventato un rifiuto, brutto e cattivo.
Leggevo su un giornale che nel mio piccolo paese natale, sito della più grossa discarica della provincia di appartenenza, si è deciso un largo raggio di “stop, di qui non si passa”, si temono contagi.
E ci preoccupiamo per le armi chimiche?
Le abbiamo in casa.
Mi chiedo se tutta la tecnologia (capacità di elaborazione del pensiero per un miglioramento pratico della vita) dispiegata a favore della filiera di tutti quei processi non sia in grado di generarne una, per evitarli.

Ti ricordi amico mio?
Mi avevi invitato con un innocente sotterfugio ad un congresso e io, per le cose che ho detto, oneste e sincere quanto vere, sono finito tra le scorie per due anni e mezzo.
Ti ricordi quando scrivevi libri sulle industrie farmaceutiche?
Ti ricordi che davanti ad un bicchiere di buon vino rosso eravamo arrivati ad una semplice conclusione?
Il loro ultimo logico scopo sarebbe stato, per buonsenso, per statuto, quello di chiudere, risolvendo tutti i mali degli uomini.
Ma un’industria non può avere come obiettivo quello di chiudere ma quello di crescere, di espandersi.

Potremmo costruire televisori che durano una vita.
Abbiamo cicli frigoriferi che ne garantiscono la durata quattro volte superiore a quella utilizzata convenzionalmente.
Potremmo avere automobili con consumi ridotti e quasi mai rotte.
Elettronica semplice per non finire, per smaltirla come “lavoro tra i più pericolosi” nei paesi africani.
Tecnologie per minimizzare gli sprechi, in moda da fruire in maggior misura del consumo inteso come bene, vero.
Ma andrebbe tutto a rotoli.
Si spezzerebbe il cerchio, il vortice.

Così  invece abbiamo montagne di brodo primordiale sorvegliate come centrali atomiche, con gli stessi tempi presunti di bonifica, una cinquantina d'anni. (presunti).
Forse con gli stessi rischi.
Autodemolitori stracolmi di veicoli quasi nuovi.
Treni carichi di plutonio senza destinazione certa. (neanche più nel povero est …… )
E ricchezze che diminuiscono …..
Riguardo le risorse sorvoliamo.

Che il cerchio, il vortice, si sia rotto comunque?

L’altra sera sono passato da amici per gli auguri natalizi.
C’era un neonato, uno splendido bimbo con gli occhi azzurri come il cielo.
Gli ho fatto quattro grattini sulla pancia e lui si è aperto in uno splendido sorriso.
Dalla tutina felpata che lo avvolgeva, spuntava l’angolo di un foglio di carta con delle scritte.
L'ho preso e ho letto il contenuto.

Benvenuto, hai trentamila euro di debito.
Benvenuto tra noi, nel regno dell’immondizia.

Bisognerebbe fornire soluzioni non descrivere problemi.
Non sarebbe un problema se il problema fosse confinato.
Uno, univoco.
Ma la sua natura è circolare, vorticosa, un treno in corsa senza freni, un treno che tanto ci dà, e tanto è in pericolo di uscire dai binari.
Non voglio trasmettere tristezza, negatività, ma gli stessi stimoli che attanagliano me.
Le stesse vorticose irrequietudini.
Quelle relative alla verità, proprio per non uscire dai binari.
Dobbiamo fare qualcosa, siamo seduti tutti su quel treno, corriamo tutti gli stessi rischi, è necessario che tutti i viaggiatori diano il loro contributo.
Prima che il treno deragli.
Dobbiamo farcela, sono certo che ne verremo fuori.
La stretta di quelle piccole falangi sulle mie nerborute mani me lo hanno trasmesso.
Un altro uomo, un'altra vita, un'altra intelligenza, un'altra speranza.
Energia nuova, la più importante, l'unica possibile per risolvere i nostri dissesti, per frenare in tempo.

Oltre la gravità.
L'energia delle Persone.
Che saprà costruire il regno della felicità, non quello dei rifiuti.
Io ci credo.
E voi?

FranzK

lunedì 26 dicembre 2011

Energia Madre.





È da circa cinquantanni che si lavora sul “modello standard”.
I fisici e i matematici, si scervellano quotidianamente.
Per superare i limiti della teoria della relatività di Einstein.
Dove l’energia dipende dalla massa e dal quadrato della velocità che la anima.
Funziona, ma solo fino a un certo punto.
Per coscienza e conoscenza anche di Albert.
Il modello standard si propone di comprendere di più, di far quadrare meglio i conti.
Che non tornano tutti, secondo E=mcquadro.
I motivi sono molto, troppi.
E io non sono un esperto, ma temo non lo sia nessuno, ad oggi.
Il modello standard ha come obiettivo la comprensione del “tutto”, dell’energia madre.
Avrete di certo sentito parlare nelle scorse settimane del bosone di Higgs.
Degli esperimenti svolti presso l’LHC di Ginevra, alla ricerca della particella maledetta.(altro che particella divina....)
La teoria di Higgs appare, tra le tante, la più attendibile per spiegare una serie di cose di cui ne va del nostro futuro.
Oltre la conoscenza scientifica Galileana, ne va del nostro futuro.
Del futuro degli uomini.

La conoscenza raggiunta ad oggi è grande ma non esaustiva.
Incompleta.
Per una serie di ragioni che sembrano complesse, per pochi, ma sono in realtà troppo semplici.
E sappiamo come la semplicità rappresenti la vera sfida ultima del nostro intelletto.
Noi, ad oggi, abbiamo modelli scientifici che sanno spiegare l’elettromagnetismo e le energie forti e deboli nucleari.
Ci mancano almeno due conoscenze fondamentali:
che cos’è la massa?
Che cos’è la gravità?
Che alla prima conferisce un peso, variabile e dipendente dal suo contenuto energetico.
Pesiamo meno sulla luna che sulla terra in una parola.
Ma non conosciamo affatto la natura di queste grandezze interdipendenti.
Non  sappiamo cos’è la massa, non sappiamo che cos’è la gravità.
L’anello mancante per spiegare il “tutto”.
E ne va del nostro futuro, in modo molto più dipendente da qualsiasi forma di governo, politica,economia, finanza, ideologia.
Cambierebbero al cambiare di quella conoscenza, non viceversa.

L’altro giorno leggevo un giornale che riportava una notizia interessante, da brivido per me.
È stato osservato che le galassie sono avvolte in sfere con determinate proporzioni.
Proporzioni “armoniche” esattamente come Archimede a suo tempo, aveva misurato la distanza delle stelle e rapportandole fra loro aveva scoperta che la loro relazione era la stessa che riprodotta su una corda vibrante rendeva il suono musica, ossia una vibrazione “gradevole” alla percezione del nostro orecchio e del nostro cervello, musica non rumore.
La musica delle stelle.
Ieri l’altro si è osservato che le galassie sono contenute in sfere che seguono gli stessi rapporti armonici.
Con movimenti e velocità che non sono in linea con la fisica e la conoscenza fino a qui raggiunta.
La musica delle sfere celesti, o chissà cos’altro.
È la gravità che tiene insieme l’universo e non sappiamo di lei che misurarne gli effetti.
Sotto forma di accelerazione, ossia una variazione della velocità nel tempo.
Così come a Ginevra, Higgs, ateo convinto, davanti a qualche piccolo segnale dell’esistenza della sua particella esplicativa del “tutto”, ha esclamato “Oh my god!”.
Un po’ confusa la questione non vi pare?
Ancora un po’ troppo.
Manca un pelo di lucidità, quella qualità che mi è sempre stato imputato di avere solo parzialmente.

Mi fa piacere di non essere l’unico, nel difetto.
Concedetemelo.
Ma se anche solo uno di noi avesse tale dote in un “continuum”  avremmo risolto da tempo se non tutto, moltissimo.
In fondo io negli ultimi otto anni mi sono occupato solo di “biciclettine”, non ho né titoli né esami per essere all’altezza di tanto.
Ho semplicemente raddoppiato l’efficienza muscolare del corpo umano, cosa impossibile, ma di interesse relativo.
Sostituendo dolore e sofferenza con bene e minimi sprechi energetici.
Cose da poco.
Torniamo alle cose importanti, la gravità.
Fuori da qualsiasi magica ruota di Offreyus, dall’illusione insensata del moto perpetuo.
Come mai potremmo  utilizzare la gravità se non ne conosciamo la natura?
Come possiamo pensare di sfruttare il “peso” se prima non abbiamo compreso che cos’è la “massa” ossia ciò che insieme alla gravità lo determina?.
Noioso vero?
Più del solito forse, più delle mie “poesie” d’amore e non.
Ma vero, semplice e decisivo.

Trovo più noioso un mondo che parla di crisi, di affari, di spread, di pil e di crescita perché è chiuso su un modello senza speranza.
Senza sogni.
Senza alcun ragionevole futuro.
E non sono le energie conosciute che ci toglieranno dall’imbarazzo di spiegare alle generazioni future il nostro fallimento.
Non sono le interazioni forti e deboli nucleari tanto quelle elettromagnetiche.
Non sarà la fusione calda o fredda nè il sole o il vento a fornire garanzie per pensare finalmente al “noi”,  alla nostra felicità.
Ma scoperte nuove, credo ben descritte qui.
Semplici e chiare.
Non abbiamo necessità di illuderci ma di sognare.
Sogni sensati, anche se mai sognati.
Energie madri, buone, decentrate, di tutti.
Facili da estrarre e usare come un sorso d’acqua fresca.
Così fresche che non ci servirà più il ciclo di Carnot per fondere metalli, né per incontrarci, conoscerci, condividerci.
Non serviranno macchine, tecnologie, bit, computer o motori.
Il più sta nel meno.
Più possibilità con meno ignoranza, è questa la sfida.
Il "tutto" con l'intelligenza.

Altro che crisi o fine del mondo.
Sarebbe più semplice affrontare questi eventi che capire con la semplicità la natura delle cose.
Quella del “tutto”.
L’intimo della vera conoscenza, che è semplicità, una stretta lama di rasoio che la separa dal semplicismo.
Altro che politici e politica, banche e finanza.
La conoscenza rende gli uomini liberi.
E la prossima sfida sarà quella di gestire la Libertà.
Molto peggio che gestire una crisi.
Molto peggio che il peak oil.
Molto, molto peggio che tutti i mutui e i debiti da pagare.
L’energia madre ha necessità di figli preparati per baci, carezze e coccole.
Altrimenti non la troveremo mai, la madre giusta.
L’unica che esiste.
Quella buona davvero, che sogna i tuoi sogni, non i suoi.
Affinchè siano davvero dei bei sogni.
Poesia?
Filosofia?
Illusione?
Follia?
Chissà, magari è solo follia.
O magari è solo verità.


FranzK.