domenica 25 aprile 2010

Perle ai porci.




 [http://www.youtube.com/watch?v=3HaoTyRb2fM&feature=PlayList&p=C99D0715BFA51964&playnext_from=PL&playnext=1&index=1]


Dai vangeli:

In Matteo 7,6:
Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci, perché non le calpestino con le loro zampe e poi si voltino per sbranarvi.

Non posso confondere.
Quello che sono io.
Non posso.
Non dare perle.
Al mondo.
Che balla assatanato.
Sulla piattaforma di argilla umida.
Non posso.
Evitare il mio dono.
Le mie perle.

Cosa ne sarebbe?
Se non divenissero del mondo?
Cosa avrei guarito?
Per cosa avrei vissuto?
Io.
Che sono nato con perle nelle tasche.
E sfere d’acciaio tra le gambe?
Di cosa potrei temere?
Le perle non uccideranno i porci.
E gli acidi dei porci non trasformeranno le perle in escrementi.
E  la verità è troppo forte per potere essere sbranata.

Date le vostre perle al mondo.
I porci diverranno nobili pensieri.
Convinti dalle perle.
Non calpestati.
Solo convinti.
Dall’evidenza del loro splendore.
Tanto che anche i porci terranno alla loro igiene personale.
Che non saranno più gli stessi.
Davanti allo splendore delle perle.
Alla loro verità.
  
Cosa c’è mai da temere?
Se non di noi stessi?
La nostra porca natura.
Che cede alle tentazioni dell’assoluto.
Della superiorità.
E mai cede.
Alla virtù di un confronto.
All’umano di un confronto.
Perché è una perla il confronto.
Quanto è porca la sua negazione.
Il suo tradimento.

Non potrò mai confondere quello che sono io.
E non posso.
A costo della vita.
Non dare le perle che ho in tasca.
Non dispensare chi mi ha dispensato.
Di un dono così grande.
Così tondo e luminescente.
Da riflettere luce sul buio.
Troppo duro e forte per  essere morsicato.
Dalle fauce voraci dei porci.
Né da essi finire sbranato.

Diamo le nostre perle.
Ai cani.
Ai porci.
Senza timore.
Senza paura.
Senza che possano sbranarci.
Perché è a loro che servono.
Le perle.

Non  al gioielliere.

Franz.K

Le nostre convinzioni più giustificate non riposano su altra salvaguardia che un invito permanente a tutto il mondo a dimostrarle infondate. (John Stuart Mill)

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