mercoledì 3 marzo 2010

Telefoni neurali.




 [http://www.youtube.com/watch?v=7yPYZwmLzc8&feature=fvw]


Abbiamo telefoni dappertutto.
Fissi .
Privati.
Pubblici.
Mobili.
Con scocche intercambiabili.
Con la radio.
L’emmepitre.
Le cuffie.
Le faccine.
Gli smsmms.
Liberi e sotto controllo.
Con tastiera bloccata e suoneria silenziosa.
Per non far scoprire i nostri inganni.
O solamente per potere non rispondere.

Sempre accesi, a volte spenti.
Sempre roventi.
Costantemente affannati di notizie.
Di contatti.
Di voce.
Di voci, in generale.
Di novità sempre uguali.
Di connessioni incomunicanti.
Incomunicabili a volte.
Viziose a volte.
Viziate.

Troppo facile dire cosa non và.
Soprattutto di un oggetto che tanto si presta, nell’eccesso d’uso contemporaneo, a facili critiche.
Quanto difficilmente sarebbe poi sradicabile, per ognuno di noi, dalla nostra vita quotidiana.
Di un oggetto che poi ha davvero tante qualità, oltretutto.
Anche se forse poca fantasia.
Un pò come tutto il resto, forse.

Io ne vorrei uno così.

Vorrei un telefono che non mi telefona quando voglio stare solo.
Che non mi telefona quando sono nel bel mezzo di un’idea.
Di un pensiero decisivo.
Vicino a una soluzione.
Così necessariamente sprofondato nelle mie viscere da non poter riemergere in un secondo.
Rischiando di esplodere senza decompressione.
Che non si sogna assolutamente di telefonarmi mentre sto parlando, di persona, con una persona.
Importante.
La persona e quello che ci stiamo dicendo.
E non ditemi che basta impostare questo e quello.
Io vorrei che lui fosse talmente connesso con me da decidere per me, come me.

Così vorrei un telefono che mi telefona quando ne ho bisogno.
Quando brucerei un libro per scambiare qualche parola con qualcuno.
No.
Non uno qualunque.
Con quel qualcuno che in quel momento disperato avrebbe le uniche giuste doti per farti stare meglio.

Come un medico se ti prende un infarto.
Un pizzaiolo se non hai voglia di cucinare.
Un banchiere svizzero se ti è morto il cugino americano.
Un vigile di fiducia se hai un auto euro1.
Un letto antigravitazionale, se hai dormito come me l’ultima settimana.
Una lima bastarda se ti hanno condannato a morte.
Un passaggio disinteressato se sei una bella ragazza casualmente in minigonna.
Un giorno alla mostra fotografica se stai per perdere un giorno della tua vita.
Una crocerossina con voce rassicurante, se ti distrugge il dolore di uno spasmo psicosomatico.
Un si, dopo mille no.
Un no, dopo troppi si.

Insomma un telefono di cui poter aver fiducia.
Come se fossi tu.
Interconnesso in modo profondo.

Tranne che per telefonate speciali.
Dove dovrebbe sempre decidere il destino.
E il cuore delle persone.
Come una telefonata di ieri.
Una profonda differenza.

Tra lo star bene.

E la felicità.


Franz.K

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