venerdì 16 dicembre 2011

Debito eterno





Non riesco a capire.
E il non capire mi procura frustrazione.
Insanabile.
Tormento senza fine.

Sento persone che urlano.
Sempre di più.
Che espongono stipendi striminziti.
Pensioni che rasentano la povertà.

E non riesco a capire il loro ululare.
Quando ti espongono i conti.
Del come farò mai a far quadrare i conti del fine mese.
Come mai potrò a vivere con ancor meno.

Quello che non riesco a capire è una cosa molto semplice.
E non è la sola, ma parto da qui.
Nei motivi urlati e scanditi da tutte le voci dell’impossibile vivere.
C’è sempre e irrimediabilmente un mutuo.

Un debito.

Ma come è possibile?
Con quale aspettativa l’hai contratto?
Su quale illusoria sicurezza?
Con quale sensata speranza?

Se eri povero perché hai comprato una casa?
Perché quella folle necessità di sentirti uguale solo a quella condizione?
E l’hanno fatto tutti, poveri e ricchi.(case,barche,suv, e chi più ne ha più ne metta ….).
In proporzione, ma non in diversità.

Fino ad accumularne uno insanabile.
Eterno.
Comune.
In proporzione ma non in diversità.

La mia era una povera famiglia contadina.
Che ha pagato sempre tutto, se aveva da pagare, solo a quella condizione.
Andandosene senza lasciare nulla, nessuna ricchezza ma neppure i debiti per un funerale.
Nulla, neanche un debito, se ne sono andati in pareggio.( molto prima del 2013, sfortunatamente ....)

Erano persone oneste e laboriose.
E in quanto tali non sono state premiate dal modello.
Che nel debito ha alimentato la sua crescita eterna.
Basata oltre che sull’energia fossile anche su un’altra forma di energia ancora più grande: la povertà.

Eterna anche quest’ultima, quanto finita la prima.

Siamo stati cinesi e indiani anche noi.
Non prendiamocela con loro.
Avremmo dovuto evolverci.
Non far loro concorrenza.

I dazi dovremmo lasciarli applicare solo a loro.
E anche i debiti.
Se mai fossimo stati in grado di evolverci davvero.
Con l’energia più grande ed eterna di tutte, anche rispetto la povertà: l’intelligenza.

Siamo rimasti troppo cinesi, debito eterno.

Con le abitudine e le movenze da texani.
Senza capire il perché della concessione.
I miei genitori hanno lasciato la ricchezza di un insegnamento: l’onestà.
Troppi altri quella dei texani: lo spreco.

Debito eterno.
Insanabile.

Mi concedo, nel mio tormento e frustrazione, una piccola comprensione.
Rispetto ai texani finti.(molti degli urlatori di prima - non tutti, non tutti .......).
Le infinite “Las Vegas” dei nostri bar e non solo bar, zeppi di slot machines.
Le infinite code alle ricevitorie del lotto e delle scommesse.(ma non è vietato il gioco d’azzardo da noi?)

Nell’inutile e ancora persistente illusione texana di tornare a tasche gonfie.
Lasciando molti altri a tasche vuote.
Tutti tranne uno:
lo Stato che così avrà almeno ancora qualche pensione da pagare.

Debito eterno, eterna povertà.

Almeno un “per sempre” esiste.

FranzK. 


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