martedì 6 aprile 2010

La Cattedrale scaduta.




 [http://www.youtube.com/watch?v=Ddw6IvKVeg4]

Il tempo di quei muri si perdeva nel passato remoto.
Nel tempo delle imprese e del rigore degli studi.
Intorno alle luminescenti nuove ere.
Quando ancora non c'era che luce e splendore davanti.
E tantissima energia, da sembrare infinita.
Dentro a quei muri allora vivevano uomini singolari.
Tutti d’un pezzo.
Presi dalla serietà delle importantissime faccende quotidiane.
Della cui importanza erano convinti.
Tanto da essere gelosi l’un l’altro, quasi da non riuscire a parlarsi.

Ognuno di loro si sentiva troppo importante.
Così importante da sentirsi unico nel privilegio di quella custodia.
Perché forse il compito principale era quello.
La custodia della conoscenza.
Custodirla perché allora si pensava fosse una cosa da non dire.
Una cosa segretissima, tanto che poteva farti vincere o perdere una guerra.
E pensare che la conoscenza nasce dalla condivisione.
Come può vivere nel segreto?
Nel silenzio?
Muore in quel modo.

Ma allora si pensava in un altro modo.
Non potrei immaginare un Web allora, se non per fare la guerra.
Magari è così anche oggi ma almeno ha il buongusto di una differente apparenza.
Così quello che oggi puoi sapere con un paio di clic allora era tabù.
Era fonte di ricchezza o povertà, di miseria o di onore.
E quei piccoli uomini tutti vestiti in nero andavano e venivano laboriosi e silenziosi come formiche.
Convinti e gelosi del loro agire.
Della loro incorruttibile omertà.
Avanti e indietro dalla cattedrale.
Della conoscenza.

Io arrivai là in un tempo di transizione, molti anni dopo la costruzione delle sue fondamenta.
Il tempo relativo al passaggio dai movimenti delle formiche a quelli dei quanti di luce.
Che fortunatamente e almeno apparentemente non serbano più segreti.
In un momento dove è necessario che tutti li conoscano, per poter trovare il modo di sopravvivere.
Non per fare strane carriere come al tempo degli omini neri.
La cattedrale sarebbe stata ricostruita, ai tempi del mio arrivo.
Dalle sue grigie ceneri per divenire cristalli indistruttibili.
Ancora una volta l’indistruttibilità, l’assoluto.
Ancora una volta proprio come allora, ricostruita su una solo appena più moderna arroganza.
Quindi con un altissimo rischio di un’altra demolizione.


Mi affidarono un compito preciso una volta giunto in quel luogo.
Un compito vitale per la cattedrale.
Un compito affidato a pochissimi anche durante il tempo del suo massimo splendore.
Non mi affidarono il compito di custode.
Di bibliotecario.
Ma di padre e di madre.
Di nuova conoscenza.
Avrei dovuto produrre conoscenza nel silenzio, nel buio e nella gelosia mia e degli altri.
Una delle prove più difficili alle quali la vita mi abbia mai sottoposto.
E che ancora adesso, nonostante tutto quelle che accadde in quegli anni, non sono certo di avere superato.

Il mio agire, la mia opera non riuscì alla fine ad impedire il peggio.
Anche se questo era già stato determinato in precedenza.
Mescolando l’arroganza e l’omertà con la calce e il cemento.
Anche i suoi cristalli infrangibili non riuscirono a proteggerla.
Dai quanti di luce sempre più veloci.
Che rimbalzavano tra altri cristalli meno infrangibili ma meglio usati di un mazzo di fibre ottiche.
Avanti e indietro sempre a più bit, a decifrare completamente tutte le chiavi, i segreti.
A portarli in giro per le case del mondo.
A tutti gli uomini del mondo.

Per far loro un dono.

La speranza di salvarsi.

Franz.K

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