mercoledì 21 dicembre 2011

Ignavi e mediocri





Stanotte le idee sono stanche.
Anche se serene.
Ma non ho voglia di troppi sforzi, troppi salti energetici.
Il vagare dei pensieri mi porta solo a un semplice parallelo.

Gli ignavi danteschi e i mediocri del nostro mondo.

Seppure Dante nella sua commedia rappresenta un ideologismo, una metafora, non vorrei finire tra i suoi ignavi.
Di tutto, meglio l’inferno che quella sorta di limbo senza infamia e senza lode.
Quel totale nulla, quell’assenza completa di essersi mai presi una vera responsabilità.
Fino in fondo.

«  E io ch'avea d'error la testa cinta,
dissi: "Maestro, che è quel ch'i' odo?
e che gent'è che par nel duol sì vinta?".
Ed elli a me: "Questo misero modo
tegnon l'anime triste di coloro
che visser sanza 'nfamia e sanza lodo.
Mischiate sono a quel cattivo coro
de li angeli che non furon ribelli
né fur fedeli a Dio, ma per sé fuoro.
Caccianli i ciel per non esser men belli,
né lo profondo inferno li riceve,
ch'alcuna gloria i rei avrebber d'elli".
E io: "Maestro, che è tanto greve
a lor che lamentar li fa sì forte?".
Rispuose: "Dicerolti molto breve.
Questi non hanno speranza di morte,
e la lor cieca vita è tanto bassa,
che 'nvidïosi son d'ogne altra sorte.
Fama di loro il mondo esser non lassa;
misericordia e giustizia li sdegna:
non ragioniam di lor, ma guarda e passa". »

Anche gli angeli si astennero dal sostenere il dissidio.
Nella metafora tra il bene e il male.
Al di là di ogni significato divino.
Il bene e il male solo come timone di comando per le nostre direzioni.
Il bene e il male nella sua reale continua battaglia, al di là di ogni ideologia o religione.
Il senso dal non senso.
La libertà contro la tirannia.
Il giusto dalla sbagliato.
L’intelligenza e il rifiuto del sapere, ancora prima del conoscere.
I figli di papà, le caste, le congregazioni, le lobbie ci finiranno tutti quanti tra di loro.
Nel senza infamia e senza lode di mai un vero sacrificio, conquista personale, reale vissuto e comprensione.

……. , ma per sé fuoro ……..
….. che 'nvidïosi son d'ogne altra sorte ……..
…… non ragioniam di lor, ma guarda e passa …….


Io ho provato a passarci.
Con tutto me stesso.
Ma ho incontrato i mediocri del mio mondo e qualche citazione che li rigurda:

Gran gente, i mediocri, quando sono operosi, attenti e pacati. Non hanno scatti di pensieri, di affetti, di risoluzioni; fanno quel che possono e sanno, magari quel che non sanno, ma con tanta buona volontà! (Anton Giulio Barrili)

La mediocrità non ha consolazione più grande del pensiero che il genio non è immortale. (Johann Wolfgang von Goethe)

La tendenza generale del mondo è quella di fare della mediocrità la potenza dominante. (John Stuart Mill)

Non siate che mediocri, otterrete tutto. (Charles Joseph de Ligne)


I figli di papà, le caste, le congregazioni, le lobbie.
Lo stesso uguale.
Parlano con la erre moscia e giocano a tennis.
Discutono di borsa e di modelli di scarpe di lusso.
Non prenderanno mai una decisione sofferta.
Anche se giusta.
Mai.
Mentre tutto si spappola come melassa.

Ma io non riesco ad essere arrabbiato con loro.
Forse ho più pietà di Dante e meno rabbia di Goethe.
Per il primo concedo loro un posto in paradiso, per il secondo la certezza della verità del “post mortem”.

L’ignoranza, in un mondo davvero civile ed evoluto va compresa e perdonata.
Nella reale coscienza che è solo così, null’altro, una sana ironia è sufficiente a liberarci dal suo cattivo pensiero.
Non cambieranno le sorti del futuro, non appartiene loro.
Possono al massimo rappresentare un fastidioso sassolino nelle scarpe al quale farci l’abitudine.

Lasciateli ridere e divertire.
E trovate loro un posticino in paradiso.
Con campi da tennis e bibite fresche.
Non merita condanna la Natura.

Ma solo comprensione.

Ho avuto uno zio (di cui, portandolo probabilmente disonoro il nome e cognome) pluridecorato al valor civile per importanti scoperte scientifiche che aveva un motto:

“Lasciate che dicano purché mi lascino fare”.

A loro quindi  il paradiso e un po' di umana sopportazione.

Basta che ci lascino fare.


FranzK.

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