martedì 3 gennaio 2012

Olio facile.





È proprio come il gatto che si morde la coda.
Fino a staccarsela dal corpo.
E parlare di questo argomento significa irrimediabilmente fare terrorismo psicologico.
Un argomento che interessa pochi, tutti presi dalla crescita, dai giochi in borsa (un vero gioco d’azzardo, anche questo) piuttosto che quelli delle slot machines(quale la differenza tra i primi e i secondi un giorno qualcuno me lo spiegherà).

Il tema è il “peak oil”.
Il picco del petrolio.
Il punto di non ritorno dell’attuale forma di energia su cui si fonda tutto il resto.
Almeno tutto il resto relativo al modello all’interno del quale viviamo.
Quel modello che ci ha condotti, attraverso tante fatiche, a godere del benessere acquisito per quasi tutti.

Il picco del petrolio è una cosa semplice.
Come tutte le cose vere, è molto semplice.
E non riguarda la sua fine.
Il momento che non ne avremo più.
L’ultima goccia.

Riguarda due cose semplici.
Due semplici considerazioni.
La prima riguarda quando ne resterà la metà di quella che ci serve per almeno mantenere ciò che abbiamo acquisito.
La seconda quando, per estrarlo servirà una quantità di energia (sua) che i costi in risorse(sue) diverranno poco sostenibili.

Un po' come per l’idrogeno.
O come per il solare, non parliamo del resto ......
Che non potranno mai restituire in energia le risorse che abbiamo impiegato per averne da loro.
Qualcuno dice(questo è davvero un dato difficile da sapere, introvabile) che è già avvenuto, altri sostengono il contrario.

Una cosa è certa: avverrà.
E abbiamo poco tempo.
Davvero poco, per trovare una soluzione.
Che sia “andare avanti”.

Ad oggi esiste solo un alternativa: il carbone.
Proprio come per i tedeschi nell’epoca del nazismo.
Il carbone. :(
Nessuna alternativa per i nostri mantenimenti o crescite.

Abbiamo ancor meno tempo quindi.
E io vorrei esserci.
A vedere quanto cambierebbe.
Negli occhi e nei cuori delle persone.

Vorrei godere del loro “picco della felicità”.

FranzK


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