sabato 17 dicembre 2011

Out of box





Stare fuori.
Vivere non ai margini, ma fuori.
Dentro nel mondo ma fuori dalle sue consuetudini.
Dai sui pensieri.
Dai sui riti.
Dalla sua normalità.

Non sopra, né sotto.
Ma fuori dalla scatola.
Fuori dalla geometria euclidea e non, che la definisce.
Non di lato, né a nord né a sud.
Semplicemente fuori.
Dai suoi stereotipi.

Pensare fuori.
Per pensare cose differenti.
Avere come orologio una clessidra completamente colma.
Che non segna il tempo.
Perché anche se la giri, non travasa dalle due ampolle.
Fuori dal tempo, anche dal proprio.

Vedere da fuori.
Gli stessi fotoni degli altri.
Ma immagini differenti.
Per quelli che vivono dentro, immagini  anomale.
Nell’immediato, fastidiose.
Eretiche.

Stare fuori per loro, per quelli dentro.
Per un loro futuro differente.
Migliore.
Subendone giudizi scanzonati in attesa del tempo della loro coscienza.
Sorridere a denti stretti davanti a ironiche risate.
Nella completa solitudine.

Ricercare il nuovo non è un mestiere.
Ci nasci, ci muori.
A volte, come è successo a me, sopravvivi alla morte.
E ti tocca vivere la tua natura.
Maledicendo di essere sopravvissuto.
Danno e beffa.

E tocca a noi.
Gli anomali.
I difformi.
I freaks.
A trovare soluzioni.
Quando il presente non funziona più.

E’ compito nostro.
E non ci risparmia nulla.
Perché anche se non funziona più, il presente non puoi fermarlo.
Noi siamo costretti a vivere nel futuro.
Oltre qualsiasi curvatura spazio-temporale.
Oltre qualsiasi, per quelli dentro, sensata risposta.

È per questo motivo che la nostra condizione è la solitudine.
Il vuoto, il nulla.
Non è l’incomprensione che pesa.
Ma quel continuo viverti dentro.
Nel tuo dentro, fuori da tutto.
Nella tua solitudine.

E se scopri qualcosa di vero.
Se mai ti capita.
Devi allontanartene subito, per non correre rischi.
Di finire intrappolato nel dentro.
Nelle sue certezze, nelle sue paciose tranquillità e sicurezze.
Ricercare non è un mestiere, è una folle natura.

Non è intelligenza cognitiva.
Ma emotiva per almeno il 70%.
Non si può né insegnarla né apprenderla.
Ci nasci e ci muori e basta.
Vivere fuori è “sentire”, uno dei pochi modi per comprendere davvero.
Fino in fondo.

Nature tanto sensibili quanto delicate e fragili.
Cristalleria.
Costantemente in equilibrio instabile.
Sempre con i piedi a mollo.
Nel piccolo rivo che delimita il dentro dal fuori, il normale dall'anomalo.
Sempre pieni di reumatismi con tutto quell’umido addosso.

Anche se da dentro hanno necessità anche loro di qualcosa.

Emozioni e sentimenti.

FranzK.

Nessun commento:

Posta un commento