giovedì 2 febbraio 2012

Alla fine di un Sogno.





Povero web delle persone.
Poveri noi.
Quel sogno di persone libere.
Libere davvero, di comunicare, di abbattere distanze.
Di scambiare esperienze.
Di amalgamare culture.
Era un bel sogno.
Come quello del “Yes we can”.
Un sogno sotto censura.
Non di giustizia.
Ma di libertà.
Qui si invocano liberalizzazioni.
E il web nazionalizza?
L’impero della libertà e del liberismo nazionalizza?
Nazionalizza l’ultimo sogno possibile di libertà.
Che non è furto.
Ma possibilità di impasto.
Di culture diverse.
Di differenti diritti.
Di leggi diverse.
Per cercarne di uguali.
Uguali diritti.
Uguale libertà.
Purtroppo la speculazione vive sul differente.
Su necessità diverse.
Vive e impera.
Come qualsiasi impero passato e futuro.
Sui non diritti.
Su diritti disuguali per tutti.
Dov’è finito quel sogno?
Tempo fa ho cercato risposte.
A domande semplici.
Di chi è Internet?
Adesso credo che le risposte vengano da sole.
Perché non ne avute, neppure dai guru.
E sono censure.
Solo censure.
Che propongono tempi freddi e scuri.
Il digitale medioevale.
E l’impero impera perché è suo il web.
Sul mantenere diversità.
Diversi diritti.
Ha imposto il globale e adesso nazionalizza.
Mi chiedevo ancora: liberismo o il peggio del bolscevico?
Le risposte vengono da sole.
Piano piano ma arrivano.
E non è una crisi di soldi.
Ma di freddo e di nuove distanze.
I soldi basta stamparli.
Per la speculazione e il suo impero basta fare quello.
Ad essa nulla importa delle persone.
Se non delle loro necessità.
Differenti, da non contaminare con uguaglianze.
Da non contaminare soprattutto.
Per poterle sfruttare senza alcun altro scopo che l’immediato.
Il web delle persone.
Un sogno morente.
Forse mai nato.
Chiuso nei “social network”.
Il più subdolo sistema di tracciamento che esista.
Tutto a norma di legge.
Tutto nella privacy di chi non ha il coraggio di essere univoco.
Cambiamogli nome, è un insulto intellettuale chiamarlo social, un abominio.
Il web delle persone sta morendo e forse non è mai nato.
Impera quello della censura del tracciamento dell’impero che lo possiede.
E non solo.
Di condizionamento, di imposizione.
Sottovalutiamo troppo le risorse di chi le ha.
Se mai avessimo studiato psicologia industriale.
Forse avremmo più risposte.
Sui poteri del condizionamento.
Sui suoi strumenti.
Raffinati.
Per intelligenze raffinate.
Tanto da poter condizionare quelle meno.
Senza neppure che se ne accorgano.
E così non è pirateria che si combatte.
Nel giusto, fosse quello.
La censura non la riguarda.
La censura non ha mai combattuto la pirateria, è storia.
Ma solo il pensiero differente.
Non è la pirateria, nel giusto.
Ma  la libertà, nella necessita di negarla, per soppravvivergli.
Solo la libertà.
E ci riuscirà forse solo per un motivo.
Perché il web delle persone libere forse è solo un sogno.
Perché sono le persone che non lo sono.
Libere, univoche, scoperte.
Diversamente sarebbe possibile.
Il “yes, we can”.
Della Libertà.

FranzK.

2 commenti:

  1. Ho l'impressione che tu abbia ragione anche questa volta...
    Rendere simili le persone, raggrupparle in insiemi uniformi, rende il condizionamento (pubblicitario ma non solo) più efficace e meno dispersivo. Anche questo può essere un piccolo aspetto di quello molto più ampio ed importante a cui penso tu ti riferisca...
    Un abbraccio grande uomo.
    Giorgio.

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  2. Credo sia così.
    Come strategia economico-finanziaria e non solo.
    Forse soprattutto non solo .......
    Io mi riferisco ad un aspetto più ampio tanto da essere opposto, hai compreso perfettamente quale.
    Grazie e un abbraccio anche a te!
    Francesco

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