mercoledì 10 marzo 2010

Web 10.0.




 [http://www.youtube.com/watch?v=fBLErilyiKM]


Sapete cosa dicono di noi in Australia?
Gli aborigeni Australiani?
Di noi popoli con l’auto, il frigo e la doccia calda?
Dicono che siamo dei “mutanti”.
Esseri che si sono allontanati dalla verità della natura.
Dalle sue leggi.
Dal suo “sentire”.
È tempo che cerco nell’arcano alcune verità.
Alcuni spunti.
Perché temo che sia caduto qualcosa per la strada.
Temo possiamo averlo perduto.
O almeno non troppo considerato.

Gli aborigeni Australiani sono convinti di una cosa assurda.
Che si possa comunicare senza parlarsi e vedersi.
Da lontano.
Sono convinti che gli uomini sono parte di una rete.
Come i telefoni di qualche sera fa.
Sono convinti che anche soli, non possono non interagire e dipendere dall’insieme di tutti.
Credenze arcaiche, molto simili alle più avanzate teorie delle leggi e della matematica del caos però ......
Però ...
Uomini parte di una rete …… uomini che costituiscono una rete.
Affascinante.
Uomini che possono comunicare con il pensiero, ovvero con la vera origine e destinazione del comunicare.

Ne parlavo con una persona l’altro giorno.
Credo mi abbia preso per matto più del solito.
Anche se io devo capire.
Perché un popolo così primitivo sente la necessità della comunicazione?
Non è una caratteristica di noi mutanti questa necessità?
Non siamo noi che abbiamo faticosamente inventato il telefono, scoperto le radiofrequenze, messo in piedi la più grande rete di comunicazione senza limiti con il web?
Non è la nostra tecnologia che ha permesso tutto questo?
Questa arsura di comunicazione non può essere loro.
Che poi dicono sia possibile senza neppure un chippino.
Senza un codice assembler e un adsl veloce.
Senza cavi, né onde elettromagnetiche.

Però sul fatto che abbiamo la necessità di comunicare hanno ragione.
Mi sembra di essermi accorto di una cosa ultimamente.
Che lo status sociale sta passando dall’automobile con il muso lungo (attente donne agli uomini con auto dal muso lungo ….) alla quantità di amicizie collezionate su Facebook.
Sembra che la ricchezza e lo smalto sociale stiano per subire una rapida svolta.
Dal ricco di ricchezze, al ricco di considerazione.
Di credibilità.
Di successo sociale nel senso stretto della socialità.
Decisi in piena libertà.
Perché nei social network puoi dire che manchi tutto ma non libertà.
Puoi dire che la media è bassa e quindi non partecipare.
Ma non puoi dire che tu sei fuori da quella media.
Puoi dire che temi di affrontarla.

Puoi dire di evitarla per evitare confronti.
E quindi eventuali delusioni.
Perché a volte crediamo di essere molto di più di quanto poi in realtà siamo.
Fino al confronto possiamo essere convinti di essere i più belli e i più bravi.
Dopo non lo so.
Io credo sia un passo avanti eccezionale.
Il fatto che il muso lungo di un ammasso di rottami conti meno del rapporto con delle persone.
Persone.
Non cavi, come dice da anni un mio illuminatissimo caro amico.
Persone.
Pensieri, desideri, tendenze, opinioni.
Persone con un nome e un cognome.

Con desiderio e necessità di comunicare.
Di cosa è il comunicare.
Quale il modo per farlo.
Per mettersi in contatto.
Per scambiarsi parole, musica, immagini, appuntamenti, appartenenze.
Per scambiarsi emozioni in piena libertà.
Per cercare faticosamente di capire cosa è questa necessità di stare "cablati".
Non cavi, non chip.
Persone, emozioni e il “sentire” di un “contatto”.

Meglio che mi fermo.
Temo una cosa.
Che il futurismo di un web 10.0 sia tanto vicino alle persone quanto lontano da cavi e chip.
Sempre di più.
Sempre più facilmente.
Con sempre meno tecnologia.
Con sempre meno economia fossile.

Forse è il caso di fare un viaggetto.

Nell'emisfero australe.

Franz.K 

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