giovedì 11 febbraio 2010

L'aria di quella sera.




 [http://www.youtube.com/watch?v=CXfqE3TICdQ]

Il venerdì santo era appena passato.
E l’aria, quella sera, aveva un profumo indimenticabile.
Avevamo cominciato a giocare a nascondino.
E il campo si estendeva a tutta la città.

In quanti eravamo quella sera.
Verso le ombre lunghe dell’imbrunire.

Avevamo deciso di trovarci tutti alla base nord, una volta che il gioco fosse terminato.
Davanti al grosso palcoscenico della musica.
Dove i musicisti scaldavano corde vibranti e pelli di animali selvaggi.
E innaffiavano ugole secche con abbondante birra.

Forse eravamo più di cento quella sera.
E avevamo contorni sfocati nella fioca luce dell’imbrunire.

Le ragazze erano splendenti.
E colorate.
Avvolte in pelli di jeans.
O disinvolte, con le cosce appena perlate di leggero sudore, in minute minigonne.

Eravamo tutta la città quella sera.
E avremmo potuto essere chiunque , ognuno di noi.

Il palo al centro della piazza che portava le luminarie era zeppo di zanzare inferocite.
Ma non potevamo sentire il succhia-sangue delle loro punture.
Ci sentivamo come guerrieri in attesa della giusta guerra.
Quella santa, quella contro tutte le guerre.

Eravamo molti più di cento quella sera, sono sicuro.
E il tempo dell’imbrunire non sarebbe mai finito.

Avevamo corso tutte le strade della città, senza alcun affanno.
Non sembrava potesse essere vero.
Tutta la città era divenuta più piccola di un solo isolato.
Ed eravamo luminescenti come lucciole e vellutati come falene.

Il tempo delle ombre lunghe non voleva finire.
Mentre le nostre figure sfocate divenivano leggendarie.

Le ragazze si avvicinarono ai ragazzi.
Con i loro incantevoli profumi spruzzati fuori dalle ghiandole inguinali.
Fino a farli ubriacare di emozioni olfattive.
E di pulsioni cavernose.

Si sono baciati e stretti e arrotolati tutta la sera, i ragazzi e le ragazze della piazza.
Mentre cominciava a diventare buio.

E l’aria a diventare fresca.
in quell'aria piena di futuro.

Di quella sera.

Franz.K

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