mercoledì 13 gennaio 2010

Uomini forti, Uomini deboli




 [http://www.youtube.com/watch?v=ks5KnPndeNc&feature=related]

C’erano uomini forti un tempo.
Selezionati accuratamente dalla necessità della sopravvivenza.
Mio padre era uno di loro.
Di forza eccezionale, ma non tanto quanto la sua umiltà.

Il lavoro un tempo era davvero duro.
Era come stare un giorno intero in palestra.
Un giorno molto lungo.
E dire che mai ho visto uno di loro con il “body” da mister Olympia.
Chissà come mai.
L’apparato muscolare a riposo era rilassato, come natura comanda.
E chissà perché invece quello dei mister Olympia, no.

Non ne potevano più dalla fatica i forti uomini di un tempo appena passato.
La fatica.
Chissà cosa è mai.
Perché la potenza media sviluppata, intesa come forza per spostamento nell’unità di tempo, non è mai stata poi un granché ….. neppure per il minatore ….. qualche decina di wattora ………
Che guaio.
Guardate questa tabella e provate ad inserire i dati che volete.
Poi provate ad osservare la perdita di peso.
Vicina al nulla.
Che guaio.

Sembrerebbe non sia possibile perdere peso e produrre muscoli con il lavoro fisico.
Almeno per termodinamica.
Infatti non succede.
E’ la distruzione cellulare che fa dimagrire.
Quella di un sistema motorio che non sembra concepito per questo sistema di riferimento fisico.
E, al massimo ricostruisce muscoli, non li produce.
Magari appena più forti per l'allerta di un possibile ripetersi.
Avviene per tutti i movimenti, anche fuori dalle palestre.
Dal camminare in piano, allo scalare una montagna in verticale.
Si chiama dolore, non fatica.
Al quale, per i sistemi di conservazione proprietari, per deformabilità e adattamento ci si abitua.
Non tanto da evitarlo.
Tanto da non “sentirlo”.
E produce una gran fame, quella che un tempo hanno sofferto gli uomini forti.

Possibile?

Vedo molti uomini deboli intorno a me, nel mio tempo.
Accuratamente selezionati dalla necessità del cambiamento.
Con fisici superlativi.
Con muscoli d’acciaio.
Ma privi di forza.
Muscoli artificialmente  costruiti per la sopravvivenza.
Riguardo a cosa?

All’anonimato.
Alla necessità di percepirsi.
Alla necessaria  passerella di arroganza dei nostri tempi.
Alla tristezza di un certo esistere.

Al dolore soprattutto.

Per tentare di sopravvivergli.

Come uomini forti.

Franz.K

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