mercoledì 24 marzo 2010

Macchine letali.




 [http://www.youtube.com/watch#!v=OdSsmEo4ndo&feature=related]


Che vita.
Che stress.
Corse, orari, scadenze, priorità.
Insoddisfazioni.


In quel quartiere, non differente dagli altri abitava un inventore.
Un pazzo.
Almeno quello che si pensava di lui.
Del suo strano modo di vivere.
Meno stressato di altri.

Meno paranoico.

E si decise quel gesto.
Quel fetido gesto.
Di parlargli.
Di porgli il quesito.
Per vedere se almeno lui mai potesse.

Togliere paranoie.

E il tizio era proprio pazzo.
Perché dopo tutto quel silenzio e quel distacco accettò che gli si parlasse.
E proponesse.
Ascoltando serio.
Di cose che prese seriamente.

Paranoie.

Di lì a non troppo tempo chiamò tutti sulla piazza.
E tirò fuori dal sottoterra in cui viveva la soluzione.
Una cosa semplice.
Una sedia con qualche appoggio speciale.
E non serviva neppure un granchè di tempo.

Per guarire dalle paranoie.

Ovvio che lui era un inventore.
Non un industriale.
E ne aveva solo una di quelle macchine.
Ma la gente cominciò a stressarlo.
A chiederne in gran quantità.

Per guarire dalle paranoie.

E lui dopo tutto quel tempo da sconsiderato sbagliò per la seconda volta.
E prese tutto sul serio.
E cominciò a costruire macchine e macchine di gran fretta.
Con corse, scadenze, priorità.
Fino all’insoddisfazione di poter soddisfare tutti.

Togliendo loro la psicosi delle paranoie.

Fino ad un giorno.
Quando si accorse di essere gonfio come un palloncino.
Di stress, corse, orari, consegne, priorità.
Che bastò proprio poco.

Un piccolo, pesante pensiero di insoddisfazione.

Che lo schiacciò quel poco, come serve poco ad un palloncino troppo gonfio.

Per farlo esplodere.

Franz.K

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