venerdì 20 gennaio 2012

La galaverna dentro.





Tempo di galaverna.
Di ghiaccio e freddo.
Che avvolge tutto.
Quando non c’è ricambio d’aria.
Quando l’umidità è alta.
Quando la temperatura è sotto lo zero.

Il tempo della gelida galaverna.
Che da “padano” ho vissuto tante volte il suo spettacolo.
A volte triste, a volte allegro.
Un po' come quando vai a Venezia.
Se sei triste, lo diventi ancora di più.
Più allegro, se sei allegro.

La galaverna moderna è anche fatta d’altro.
Di chimica.
Sfortunatamente.
Oltre quella naturale.
Ad avvolgere nel gelo tutto.

Poi  ne esiste anche di natura differente.
Quella dentro.
Quella che non è mai uno spettacolo da contemplazione.
Il freddo dentro.
Che avvolge tutto.
Tutto quello che dovrebbe essere caldo, bollente.

I nostri sogni.
Le nostre speranze.
La nostra sperata e disperatamente rincorsa felicità.
E ne sento la presenza.
Dentro le persone.
Dentro le notizie che ne narrano il vivere.

Quel freddo ghiacciato.
Quel gelo impotente.
Quell’incapacità di scaldarsi ancora.
Di credere.
Come se quel gelo avesse congelato tutto.
Un tre stelle senza prospettive.

O solamente con le solite.
Ancora più sotto zero.
Sempre più frollate.
Il gelo è tremendo.
Ti impedisce di pensare.
Di ricordarti che il tuo sangue è caldo.

La galaverna dentro.
Al cuore e alle menti delle persone.
Nelle loro tasche.
Nelle loro possibilità.
Nella loro onestà.
Nei loro sguardi congelati verso un'unica direzione.

La galaverna che blocca pupille.
E la mobilità del collo.
Con nessuna possibilità di girarti.
Di guardarti intorno.
In su e in giù.
Per trovare il caldo necessario.

Persone congelate.
Urlanti dal dolore.
O silenziose e ben riposte nella ghiacciaia.
Arrabbiate e sconsolate.
Che aspettano qualcuno che sbrini.
Che decida per un disgelo.

La galaverna dentro è pericolosa.
Può divenirlo nel tutto contro tutti per un solo accendino.
È una Venezia sempre triste..
Senza speranza di sopravvivere a se stessa.
Un freddo troppo freddo.
Che aspetta immobile, come i rami irrigiditi di un albero, qualcuno che decida per un disgelo.

Per un’altra primavera, nuova.
Senza inverno.
Senza rischi di ustioni da troppo caldo e troppo freddo.
Senza rischi di amputazioni.
Di galaverne troppo fredde.
Troppo chimiche.

O solo troppo tristi.

FranzK.

1 commento:

  1. beh, sai cosa ti dico, oggi non c'è la galaverna, c'è un pò si sole.
    Quanto basta per farmi guardare intorno senza che mi si blocchi il collo e ho risposto bene, proprio bene ed è tutto naturale, non chimico.
    Il sangue sono riuscito lasciarlo circolare e mi sono sentito bene.

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