sabato 6 marzo 2010

Aria sulla quarta corda.




 [http://www.youtube.com/watch?v=TT_f-r3Qbb4]


Lacrime di pioggia, profumi d’inverno..
Ti vedo padre far capriole per la razza.
Le tue mani d’albero modellavano una nascita.
Sotto grossi fiocchi di neve.

Madre, madre mia, che passione……
Vidi il mondo, ma il tuo guscio era caldo.
E desiderai tornarci.
Vidi tutta la mia vita, e mi spaventò.

Rotolai nell’aria di mosto d’uva.
Giù dalle colline, nel tratto piano.
Compreso tra due fitti boschi.
Dove l’orizzonte è basso e tagliente.

Lo rividi tempo fa….lo rincontrai…
Così capii che l’ora era arrivata.
E lacrime di pioggia in un giorno di sole.
Mi avvolsero ancora nel materno grembo.

È di là che torni, che sei venuto.
Seduto, ansimante, nulla mi fermò.
E vennero a consolarmi i miei amori.
Il nettare dolce dei miei respiri.

Madre, padre, profumi della mia anima.
Guide al mio servire.
Le vostre mani mi accompagnano.
Voi che mi avete insegnato il morire.

È d’amore che si muore alla fine.
Quando lo capisci, di tante lacrime…
Di quanto è struggente il vivere.
Del grande che è, nel poco che resta.

È morbida la vita mentre ti ferisce.
È dolce come latte di mandorlo.
Senza zucchero, di aspro dolce.
Il capire che l’opera infine è il morire.

Dare, dare, dare senza diniego.
Servire è schema e regola profonda.
Per quanto costa, sempre sfuggente.
Ad un altro dare, servire, finire.

Finire il sorriso di un figlio.
Che dice “padre dopo cosa fai?”
E non lo vedrai grande a dirgli “cosa fai?”
E lo senti dentro come un frutto su di un albero secco.

Era aria di corde unite.
Lacci di bue contadini ritorti da mani esperte.
Era aria di caldi tepori d’inverno.
Una corda si è spezzata.

La mia.

Parto per la musica di Dio.……

Franz.K

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