venerdì 19 marzo 2010

Bianchi e neri.




 [http://www.youtube.com/watch?v=CawWEIr8KDk]


Era davvero una brava persona.
Probabilmente nato così.
Fin da bambino distinto per la sua bontà d’animo.
Per la predisposizione verso gli altri.
Per la naturale tendenza alla disponibilità e all’ascolto.
Doti rare soprattutto se congiunte con un carattere forte e sincero.

La chiamata arriva, abbastanza presto.
Quell’annuncio.
Quell’inspiegabile, assurdo sentimento.
Che pretende all’improvviso di lasciare tutto, tutti.
Di votarsi a promesse senza apparenti sensati motivi.
A vestirsi da donna, in un certo qual modo, scambiando le braghe per una croce.

È una persona davvero intelligente.
E appena esplicate pratiche e praticantato gli si affida una parrocchia di un piccolo centro abitato.
In un luogo incantevole.
Forse il miglior posto per incominciare la sua missione pastorale.
Vocazione.
Dono a servizio degli altri.

Era davvero una splendida persona.
Nata sicuramente già così.
In una splendida famiglia.
Oltremodo bella e luminosa.
E splendidamente femminile.
Quindi morbida, rotonda, dolce.

Suo padre era l’uomo più apprezzato del paese.
Anche il più ricco di ricchezze materiali.
Ma non solo.
Un esempio per tutti di rettitudine e moralità.
Uomo di una volta come si usa dire.
Buono quanto forte.

Il nuovo parroco diventa in breve una persona molto considerata dalla comunità.
Quanto anche dal padre di quella splendida ragazza.
Quanto anche dalla ragazza .....
Ahi ahi ahi ….
La solita storia?
Quella dei polpettoni televisivi da migliaia di puntate?

Mi spiace no.
Vero Amore.
Quello a cui non puoi dire no.
Quello che capita a pochi.
Quello che diversamente dagli squallidi contenuti delle collane editoriali “leggere”, è vero.
Quello a cui nessuno crede perché non l’ha mai avuto, provato.

La più bella e virtuosa e ricca ragazza del paese e il nuovo aitante parroco.
E l’amore vero.
Sacro e profano.
Vergogna e scandalo.
Fino al rimbombare del pettegolezzo dei paesi vicini.
Quasi fino al desiderio della vendetta.

Almeno quella che trasale nel cuore del padre della giovane.
Perché proprio a lui questa sorte?
Perché proprio alla sua diletta figlia questa maledizione di destino?
Non poteva essere tutto normale?
Consueto?
Previsto, prevedibile, ragionevole, sensato?

L’eco non si ferma, rimbomba, dilaga.
Per lo scandalo di una insopportabile difformità.
O forse solo per l’inammissibile fastidio di un divino altrui.
Proprio divino, in quanto non umano nel non consueto degli umani.
Si tenta di tutto, con tutti i mezzi logici e repressivi di fermare quell’ignominia.
Anche se pur stremato, quel vero amore non vuole proprio saperne di perdere.

Se quel prete avesse compiuto nefandezze non avrebbe patito così tanto.
Forse al massimo un  trasferimento.
Quanto la giovane donna.
Che in eventuali abitudini ai facili costumi sarebbe stata almeno compresa, cioè avvolta dai più, al massimo.
Anche il padre avrebbe compreso e perdonato.
Avrebbero compreso e sorriso e accettato tutto di buon grado, anche gli abitanti del paese.

Tutto, in tal modo, più o meno uguale a loro.
Tutto normale.
Quanto è meglio un normale sporco comune  che uno splendore unico e differente.

Ma quel giorno, al suo risveglio, lui non indossò più quel lunghissimo abito da donna nero.

Per andare, vestito da uomo, incontro al suo amore.

Che lo aspettava, raggiante davanti alla chiesa, dentro uno splendido,  lunghissimo, abito da sposa bianco.


Franz.K

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