martedì 13 dicembre 2011

Ridi con me!





Quanti ricordi.
Quanti profumi.
Di fieno secco.
Asciutto.
Nel quale rotolarsi.

Quante avventure.
Nei boschi che circondavano il nostro mondo.
Immacolati.
Selvaggi e pieni di poesia.
Quanti giochi, scorribande, sorrisi.

Per me eri una guida.
Mi sentivo grande quando mi invitavi alle passeggiate con i tuoi amici.
Protetto.
Importante.
Orgoglioso.

Mi ricordo d’estate.
Quando ci aspettava fin dal mattino la tinozza piena d’acqua.
Messo in cortile a scaldarsi ai raggi del sole.
E noi tornavamo dalle nostre avventure sudati fradici e stanchissimi.
Per tuffarci dentro in quel piccolissimo stagno di refrigerio, con un pezzo di sapone privo di qualsiasi fragranza.

Mi ricordo i nostri bagni nei cavi pieni di topi e bisce.
Seduti nella corrente dei piccoli stramazzi.
Circondati dalle rane gracidanti.
La più grande trasgressione che potevamo permetterci.
Di nascosto a nostra madre.

Poi dovevi correre tu a casa.
A provvedere per mutande asciutte.
Che non potessero lasciare tracce d’acqua sui nostri poveri indumenti.
In modo che la trasgressione non avesse conseguenze.
Né per te né per me.

Io ero tanto più piccolo.
E i tuoi ricordi sono certo più lucidi dei miei.
Ma io ho i miei.
Il nostro piccolo Black, che poi era femmina.
Quel piccolo cagnolino di cui ci hanno privato.

E che noi andavamo a trovare nella cascina di allevamento dei maiali.
Almeno fintanto che spaccandosi le gengive spezzava la catena della sua prigionia.
Per tornare lui a trovarci.
Quasi sempre di domenica.
Saltando come un matto con la bocca tutta sanguinante davanti la porta di casa.

Sei stata una guida per me.
Una sicurezza.
Un punto di riferimento, un insegnante, un amica.
Una madre a volte.
Anche una madre.

Adesso ci sentiamo ogni tanto.
Attaccati al telefono.
Consoli le miei tristezze terminali.
Come l'ultimo pensiero di una famiglia che non c’è più.
Di un passato che non torna più indietro.

Io costruivo fucili ad elastici e tu dipingevi in modo stupendo.
Io smontavo orologi, tu scrivevi con calligrafia impeccabile.
Io ero sempre ingrugnato, come nella foto.
Tu sempre sorridente.
Con le tue lunghe trecce e il tuo spirito positivo.

Tu mi proteggevi e mi accudivi.
Questi sono i miei ricordi.
Il suono dei primi juke-box.
Che non ci lasciavano dormire.
Il profumo del fieno fumante, in passeggiate invernali.

Sei contadina ancora adesso.
Non hai mai mollato.
In quello spirito contadino che non prevede si possa mai farlo.
Fino in fondo.
Fino alla fine.

Mi hai regalato questa foto.
Sul retro una dedica:

Ridi con me!

Adesso porta su in camera quella foto, ( quella che sai bene) disponila insieme alle altre.
Sorridici sopra anche tu, finalmente.
E riposa serena

Sorella più grande.

FranzK.

1 commento:

  1. Nel giorno dedicato a Santa Lucia, leggere queste righe mi ha sparato la memoria indietro, tanto indietro, ed anch'io sorrido.
    (la foto è bellissima)

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