lunedì 15 marzo 2010

Muscoli di stoffa.




 [http://www.youtube.com/watch?v=XWoWbNwyqOg&feature=response_watch]


Siamo  in tre.
Con davanti  un lungo viaggio.
Verso le terre dello jodel.
Un viaggio che può essere solo sereno.
Anzi , interessante, che è ben di più.
Un amico comune intanto è in gara per un evento importante.
Un amico che ho preparato e seguito per tutto un inverno.
Un amico così vecchio che non ha speranze.
Forse neppure di finirla la gara.

La radio è il sottofondo delle nostre cantilene.
Informando, a tratti, di eventuali possibili intoppi.
Per tutti gli iniettati sul planisfero bidimensionale delle alte velocità.
È così che a un tratto gracchia l’infausta novità.
Per quell’amico.
Per quell’amico che non solo continua, ma è lì vicino ai primi.
Roba che non regge uno di vent’anni.
Figurati uno sopra i trentacinque.

I due amici compagni di viaggio mi guardano.
Perché mi guardano?
Cos’è che non va in me?
Da guardarmi in quel modo?
Come per dirti:  tocca a te?
Tocca a me cosa?
No.
Assolutamente, no.
Non ne voglio più sapere di andare tra le stelle a cercare diamanti.

Non posso e basta.
Non voglio più farmi male.
Eppure mi guardano.
E sanno che io posso.
E dai loro sguardi passa il dolore di quell’amico.
Come si fa a non andare tra le stelle.
Anche a me sembrerebbe davvero giusto solo se non dovessi farlo io.
Se non dovessi arrostirmi l’area di Wernicke per superare la troposfera.
E giocarmi parte di quella di Broca solo per tornare.

Così sono partito.
All’improvviso.
Senza assolutamente avvisarli.
O così, o nulla.
Per l’ultima volta, promesso.
So che si sta bene là tra le stelle.
È l’unico luogo dove puoi essere lucido.
E capire la verità mai capita.
Anche se però andare e tornare è molto difficile e doloroso.

Dopo neppure un’ora era già li con loro un'altra volta.
Mezzo disfatto.
Da non saper più distinguere una donna da una capra.
Ancora tutto appiccicoso del liquido amniotico protettivo.
Che serve per sopravvivere in quel luogo.
Sono tornato con una soluzione.
Vera.
Perché c’è solo la verità là tra le stelle.
Sono tornato con quattro muscoli di stoffa.

Il giorno dopo li abbiamo appiccicati alle gambe del nostro amico.
E lui non si è fermato.
Anche con muscoli strappati e oltre trentacinque anni di vita.
Avrebbe potuto anche vincere.
Ma non è successo ed è stato meglio così.
Perchè poi alla fine si è fermato per un altro motivo.
Non per i muscoli strappati.
Ma per lo strappo della sua vita.
Avrei portato indietro altro se sapevo esattamente quello che serviva.

Ma è andata bene così.
Molto meglio.
Adesso che posso appiccicare muscoli di stoffa su uomini che non devono vincere.

Ma solo cercare di vivere.

Franz.K

4 commenti:

  1. io posso dirlo, perchè era percettibile il dolore, sia guardandolo in faccia, sia ascoltandolo al bar il giorno dopo...
    e posso dire che il diamante raccolto su quella stella era luminoso, luminoso di una luce che si è rivelata ancor più luminosa a distanza di tempo...

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  2. Anonimo ma non per me.
    Dichiarazione di trasparenza necessaria.

    Comunque come si potrebbe non credere a chi quei muscoli di stoffa, è andato di persona ad appiccicarli alle gambe dell'amico ......
    A seguirlo in mezzo alla ressa come un qualsiasi nessuno.
    A sperare più di lui in un sogno.

    Adesso è solo bello.
    Tutto.
    Anche il ricordo.

    Francesco

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  3. beh...l'esperienza, e soprattutto lo spirito di quell'esperienza, sono stati unici o, meglio ancora, esclusivi.
    Nel senso che non tutti hanno la fortuna, almeno una volta nella vita, di "esser dentro" una bella favola
    E il ricordo di quella sensazione è ancora vivo.
    un abbraccione

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  4. Non per l'onore dell'ultima parola, ma per l'ispirazione ad un pensiero.

    I buoni sentimenti, quelli veri, che fanno di noi beni al servizio di tutti, sono forse il vero valore in grado di far del nostro esistere una favola o una semplice quotidianità.

    In tal modo è probabile che le favole non abbiano mai fine, continuando a generarne altre.

    In me che continuo ad andar per stelle in cerca di diamanti ben accompagnato da veri amici, è vivissimo, anzi quotidiano anche di oggi il ricordo della sensazione.

    Un ricambiato sincero abbraccio.

    Francesco

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