domenica 11 aprile 2010

Armature di lana.




 [http://www.youtube.com/watch?v=XnA-tONk5QY]


Barcollava un po'.
Aveva appena visto la morte negli occhi.
Biancastro.
Un po' sudicio anche.
Ma rigido soprattutto.
Quel vecchio sgualcito maglione di lana.

Aveva due gambe.
Appena sotto l’orlo.
Che gli permettevano di camminare.
Quasi solo in avanti.
Ma quasi niente altro.
Né collo, né testa, braccia e mani.

Nessuno avrebbe mai potuto dire del tronco.
Nessuno avrebbe avuto il coraggio di un’indagine.
Al di sotto di quel lerciume.
Di quel rigido.
Per sapere se esisteva.
Con dentro un cuore soprattutto.

Forse sarebbe stato lercio anche lui.
L’eventuale cuore.
Con battito rigido.
E magari provvisto anch’esso di due gambe.
Per andirivieni da perditempo.
Nell’eventuale tronco.

Dimenticavo.
Una cosa importante per comprendere.
Parlava.
Quel maglione camminante era dotato di parola.
Afona.
Quanto saputa più che sapiente.

Camminava e parlava.
Senza mai cambiare il mondo.
Senza avere alcuna idea per guarirlo.
Nel caso fosse ammalato ovviamente.
Questione di punti di visti anche se non aveva la testa per avere idee.
Ovviamente.

La cosa più penosa era però un’altra.
Era che non riusciva proprio a cambiare se stesso.
Darsi una lavata dico.
In ammollo.
Per un paio di settimane almeno.
E procurarsi un cervello se non proprio un cranio.

Così gli sarebbero servite almeno un paio di mani.
Per levarsi quell’armatura di lana.
Zeppa di acari e tarli.
Un paio di mani almeno.
Per sfilarsi da un tronco forse inesistente quel lurido intreccio.
Correndo il rischio che fosse anche la vera spina dorsale.

Correndo il rischio di un clamoroso collasso strutturale.
Dove le gambe e l’eventuale cuore da perditempo sarebbe scivolati.
Chissà dove.
Diventando irrecuperabili.
Per la sopravvivenza del sistema.
Una sorta di impalcatura sbullonata.

Meglio rinunciare a lavarsi.
E a sognare un cervello di seconda mano.
Meglio continuare a parlare e basta.
Con voce afona.
E cantilenante.
Senza alcuno scopo per salvare il mondo.

Molto meglio così.
Finchè reggono le gambe.
E non si estinguono i tarli.
E gli acari.
Così fitti.
Da essere loro la vera spina dorsale.

Franz.K

Nessun commento:

Posta un commento