sabato 3 aprile 2010

Calamari in salmì.




 [http://www.youtube.com/watch?v=Wd_QWdxo1Zo&feature=related]


Ci sono cose.
Che non vanno cucinate.
E basta.
Neppure per esperimento.
Per stupore da nouvelle cousine.
Nessuna sperimentazione insomma.
Nessun tentato stupore.
Come i calamari in salmì.
Ad esempio.
Meglio fritti.
O ripieni.
Alla griglia.
Meglio evitare l’ammollo nel vino rosso.
Almeno così credo.
E non per eccesso di tradizionalismo.
Proprio da parte mia, dai.
È per una questione chimica.
Una cosa seria.
Che potrebbe divenire velenosa.

E sono molto dispiaciuto.
Di vedermi circondato da piatti molto simili.
Magari non gastronomici.
Ma di uguale tossicità.
Provo a fare qualche esempio.
Per farmi capire.

Da o a 100 in 3 secondi.
Un orologio non digitale.
Televendite di oggetti così strabilianti che potrai restituirli.
Cure dimagranti sotto le 1500 calorie.
Labbra finte.
Muscoli finti.
Un mondo non digitale.
Nelle cose dove dovrebbe e potrebbe esserlo.
L’apparenza al primo posto.
Per far finta di essere felici.
Andropause risolte con pillole colorate.
Crema contro l'invecchiamento.
Immondizia.
Per misurare la ricchezza.
Assegni familiari.
Per misurare la povertà.
Tutto nel rispetto della privacy.

Stasera non si poteva nutrirsi d’altro.
Se non di pesce.
Non si poteva neppure scherzare troppo.
Per una morte imminente.
E il pesce doveva essere fresco.
E non troppo abbondante.

Cucinato con cura.
Ma soprattutto semplicemente.

Per evitare il salmì.

Franz.K

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