domenica 17 gennaio 2010

Due linee.




 [http://www.youtube.com/watch?v=Urfjyj4FnUc&feature=related]


Il Responsabile ero un tizio lungo e magro.
Era arrivato in quel luogo per tirare alla pensione.
L’ultimo accesso della tremenda malattia che lo aveva colpito, era stata la goccia di troppo nel vaso già colmo.
Oltre era meglio non rischiare.
Per quel poco che gli mancava al meritato riposo.
Una piccola manciata di anni.
Che in quel luogo sarebbero trascorsi sereni e leggeri.

Eravamo diventati molto amici.
Dopo un incontro piuttosto burrascoso visto il reciproco spiccato egocentrismo.
Visto i nostri gloriosi passati.
E le nostre recenti convalescenze.
Al mattino prendevo il bus perché alla sera era ormai tradizione ospitarlo a cena in cambio di un passaggio.
Viveva da solo in quel luogo.
Dalla domenica sera al sabato mattina.

Lei da quando era arrivato, la lei della prima porta del primo scaffale sulla destra, era molto cambiata.
Doveva  essere stata una donna molto attraente solo qualche anno prima.
Non molto slanciata ma, rotonda e molto femminile.
Era cambiata dai tempi dell’arrivo del Responsabile.
Aveva cominciato ad indossare conturbanti minigonne, t-shirt molto aderenti e lucide calze di nylon.
Camminava in modo differente dal solito.
Da quando lui era arrivato in quel luogo.

Solo molto anni dopo compresi che, nell’apparente silenzio, viveva l’ardire di un profondo, reciproco innamoramento.
Ero troppo preso dal convincimento dell’importanza del mio servizio.
Troppo arrogante per accorgermi di sentimenti.
Figuriamoci di sentimenti altrui.
Peccato che ero così.

Tutto cambiò all’improvviso, un bel giorno.
Il giorno in cui, mal avvolte dentro della carta oleata, arrivarono le Due Linee.
Le Due Linee.
Il problema irrisolto.
Perché erano arrivate li?
Non bastava la nostra convalescenza e i gloriosi passati, a tenerci lontani da pericoli così ancora una volta disumani?
Le Due Linee.
Sottili.
Grigiastre.
Sfocate.

Una davanti all’altra.
Una serie sopra e quella di scorta sotto.
Ma il problema si sarebbe potuto risolvere solo pensandone due.
Guai a farsi ingannare dall’effetto ottico delle doppie.
Era necessari rimanere concentrati solo su due.

Le Linee impossibili.

Volete sapere il problema?

Va bene.

Il problema era trovare il modo di congiungerle e separarle con la minima massa.
Un punto.

Nel minor tempo possibile.
Un secondo o meno.

Nella pratica ovviamente.
Ma anche nella teoria.

Il Responsabile ricominciò a fumare e al posto che dedicarsi al suo amore di piccola tonda femminile creatura, cedette, ancora una volta alla tentazione del supremo.
Dal leitmotiv di Wagner, dalla corrente del fiume, dall’impronta eterna.
Avrebbe semplicemente dovuto dedicarsi al suo piccolo tondo femminile amore.
Al posto che tentare e farsi tentare dal problema delle Linee impossibili.

Ma io non posso fare prediche.

Io che una mattina arrivai, quasi ormai ricaduto nel peggio della malattia, a risolvere il problema impossibile.
Le congiunsi e separai in meno di un secondo con un piccolo punto di massa infinitesima, più e più volte.

Pochi giorni dopo ero ricoverato nel reparto di rianimazione trafitto da un fascio inconsistente di tubi.
Per poter almeno respirare.

Tornai verso casa di notte, una notte qualsiasi, circa un paio d’anni dopo.

Io e il Responsabile abbiamo fatto un giro in barca a remi di notte sul lago al mio ritorno.
Lui aveva perso per sempre, il suo piccolo, tondo femminile amore.
Per pochi soldi e un futuro senza orizzonti.
Si scusò per la rianimazione, prima di partire.
Ricordo l’armonia di un violoncello alla finestra di una villa settecentesca, in mezzo al profumo di acqua del lago.

Congiungere.

Separare.

Ci riuscì più e più volte.
Ma la partita era persa .
L’eternità non aveva le movenze della sua passione perduta .
E neppure della mia ritrovata follia.

Congiungere.

Separare.

Più e più volte.

Un giorno ci siamo persi di vista io e il Responsabile, per sempre.

Le linee, ormai vinte e stanche avevano scelto ciascuna la propria strada.

Scivolando via veloci dal pezzo di carta oleata.

Franz.K

Nessun commento:

Posta un commento