mercoledì 25 luglio 2012

Arga non Vede.




Arga non vede.
L’hanno abbandonata.
Come un rifiuto.
Nel buio di un bosco.
Il suo buio.
Che non vede.
Doveva guardare e tenere a bada.
Ma l’hanno abbandonata.
Perché non aveva luce dentro gli occhi.
Ma solo nero buio.
Così l’hanno abbandonata.
Dentro al suo buio.
Troppo vicino al cielo.
Pieno solo di terra.
Di lunghi formi.
Di odori.
E strane sensazioni.

Arga non vede.
Che un buio.
Nero e fitto come il bosco.
Che non riesce a vedere.
Diverso dal chiaro delle sue pupille.
Limpide e cristalline.
Ma vuole vivere.
Anche nel suo buio.
E calpesta e sbatte.
Non basta fiutare.
E fidarsi.
Del proprio naso.
Non basta sentire.
E fidarsi.
Di suoni, rumori, alfabeti diversi.
Ma vuole vivere.
E ciondola nel suo buio, sola.

Arga non vede.
E non sa come fare.
A vivere.
Perché è necessario mangiare.
E bere.
E fidarsi.
Di quel buio profondo.
Per riposare un po'.
È necessario fidarsi.
Più che mangiare e bere.
Fidarsi del buio.
Per vivere.
E non è facile.
Fidarsi di vivere nel buio.
Fidarsi di vivere.
Nel buio del vivere.
Non solo per Arga.

Arga non vede.
Ma ha voluto vivere.
Non so come ha fatto.
Forse nessuno lo sa.
Ma ci è riuscita.
Da sola.
Prima che la mano di un  destino.
E di un’altra tristezza.
Di un altro buio.
Le rendesse giustizia.
E lei a lui.
A un destino con occhi ma senza orizzonti.
Ad Arga con occhi bui, ma la voglia di vivere.
Di cosa si narra?
Di domani.
Di oggi, di noi.
Ieri si sono incontrati Arga e un destino.

Arga non vede.
Io l’ho incrociata vicino al cielo.
Dove la terra è verde smeraldo.
L’ho guardata negli occhi.
Mente sbatteva e inciampava.
Insieme a un destino.
Che la teneva per mano.
Per non perdersi l’un l’altro.
E vedere tutti e due.
Una luce chiara.
Un orizzonte certo.
Per imparare a fidarsi.
Del buio profondo.
Nel quale.
A  volte.
La vita.
Provandoci.
Ci sprofonda.


FranzK.


martedì 24 luglio 2012

Mi Basta.





Mi bastano.
Parole.
Non di più.
Semplici sillabe.
Non pelle.
Non profumi.
Non suoni.
Né baci.

Non toccarmi.
Non serve.
Non guardarmi.
È inutile.
Non puoi vedere.
È solo inutile.
Io non sono.
Che un sogno.

Esistere?
Un nulla.
Mi bastano.
Parole.
Non scritte.
Non dette.
Non toccarmi.
Non puoi.

Pensale.
Io posso.
Sentirti.
Sentile.
Io posso.
Tradurle.
Bastano.
Sensazioni.

Pulite.
Uniche.
La verità?
La senti.
Per adesso.
Adesso.
Un istante.
Un istante dopo è tardi.

Già diversa.
Plastica.
Come cera.
Si modella.
Cola.
Su un’altra forma.
Un altro istante.
La verità.

Parole.
Sentite.
Non pensate.
Mi bastano.
Per un istante.
Capisco.
Comprendo.
Traduco.

Inutile toccarmi.
Provarci.
Io non sono.
Sento.
Io non vivo.
Non sono.
Esisto.
E mi basta.

Ti basta.
Mi basta.
Ma non toccarmi.
Non provare.
Non serve.
Non puoi.
Non è pelle.
La mia pelle.

Mi bastano.
Parole.
Pulite.
Per tradurre.
Sentite.
Per capirle.
Amate davvero.

Per un istante.
Per la verità.
Che cola.
Che cambia.
Come cera.
Fusa da una fiamma.
In altro.
Infinitesimo  vero.

Pensale.
Come stasera.
Le parole.
Abbracciami.
Come stasera.
Senza toccarmi.
Come cera.
Che scotta.

Sulla mia pelle.
Senza pelle.
E senza demoni.
Ha preso la mia forma.
La cera.
Calda.
Delle tue parole.
D’amore.


FranzK.