mercoledì 17 marzo 2010

Gnocco fritto.




 [http://www.youtube.com/watch?v=LlvUepMa31o&feature=fvw]


Era un tempo che avevo come miglior amica la tristezza.
E neppure il viaggio era stato tra i migliori.
Qualche discussione.
Qualche malumore.
Non tanto per gli zaini pieni addosso.
Ma per le troppe zavorre.

E quel pensiero fisso.
Impossibile da scacciare.
Che mi svegliava da tempo dopo troppo poco sonno.
Condizionando il ritmo cardiaco per tutto il giorno.
In continuazione.
Con quel rimbombare in tutti i pensieri.

Insomma non proprio il momento giusto.
Per essere il meglio nella socialità.
Nella predisposizione  verso gli altri.
Il mio amico lo sapeva.
E forse mi aveva condotto in quel luogo apposta.
Sperando potessi trovare un poco di pace.

E la trovai.
La trovai nella figura buona di quella stupenda anziana signora.
Magra come l’ombra della sera etrusca.
Un poco curva e piegata sul un lato.
Ma con uno sguardo.
Con degli occhi come vere porte della sua stupenda anima.

Mi trovai a casa, d’un tratto.
Mi ritrovai a sorriderle come se fossi tornato a casa.
E a parlarle come se ci conoscessimo da sempre.
Da sempre lei conoscesse tutto di me, della mia natura.
E io di lei, come se da sempre fossi entrato e uscito dal suo speciale bar, ristoro.

Il mio amico restò stupito anche lui.
Lui che era uno dei suoi due figli.
Rimase stupito di come fosse facile e naturale per noi parlarci.
Di cose che sapevamo da sempre.
Di entrambe.
Rimase stupito perché lei, normalmente, era un tipo silenzioso.

Prima di cena ci ritrovammo un istante da soli.
Lei già impegnata a cucinare.
Io seduto al tavolo della piccola cucina, dove mi aveva appena preparato e offerto un caffè di transizione.
Io e lei da soli.
In sintonia.
E parlammo di lui, di quel suo figlio, di quel dono e salvezza.

Perché quando rimase incinta di quella creatura, si ammalò gravemente.
Un figlio in seno e un blob appena lì vicino.
Un peso mortale, inguaribile, vicino ad una vita.
Vicino ad una vita speciale, una vita capace del sorriso e della positività della vita.
Un bene immenso separato da una sottile parete dall’immenso male.
Colui che avrebbe riparato molte cose, a dormire appoggiato sul cuscino dell’irreparabile.

Vinse la vita.
No, la dico come credo sia avvenuto davvero.
Come la sento dentro, da quel giorno.
Vinse l’amore.
Vinse a mani basse.
Vincendo due vite insieme.

E così parlammo di lui, io e lei da soli.
Parlammo di molte cose.
Di tante intere vite in dieci minuti.
Lei che spadellava girandosi a sorridere ogni tanto.
Io a seguirne le parole e le movenze, sentendomi a casa.
L’ho incontrata solo un’altra volta prima che volasse via.

Ma quella sera aveva preparato un piatto speciale.
Semplice.
Tipico di quella terra.
E la cena conviviale risultò un momento davvero speciale.
Almeno per me.
Che non avevo ormai più nessuno.

Sulla tavola il miglior gnocco fritto delle montagne emiliane.

Nel cuore la culla di una casa.

Franz.K

Dedicato alla specialissima mamma di un amico e persona altrettanto speciale.
Che una domenica pomeriggio è tornato nella casa dei suoi genitori ormai volati via.
In quello che un tempo era stato uno  speciale bar ristoro.
E ha scritto. [scarica F.D.]
Facendo rivivere il tempo. 

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