giovedì 2 giugno 2011

Ottantasei



Caro papà.
Mi spiace, ma tu non puoi capire.
Non puoi assolutamente capire.
Cosa significa essere nati nell’ottantasei.
E non nel cinquantotto.

(Ho guardato i tuoi occhi cielo terso.
E prestato molta attenzione alle tue parole.
Che fluivano determinate e consapevoli.
Non si poteva non stare ad ascoltarti.)

Non puoi capire cosa significa adesso avere davanti la vita.
Un lungo tunnel buio.
Noi dell’ottantasei la vediamo così.
E tu che mi hai permesso scuole di primordine non puoi capire.

Non è colpa tua.
È che tu sei del cinquantotto e per voi era diverso.
Quasi tutto possibile.
Quasi tutto infinito.

Io dopo le scuole di primordine non vedo un granchè.
Davanti dico.
Magari comincerò a fare la commessa.
Intanto prendo contatti.

Noi dell’ottantasei lo vediamo così.
Vediamo appena più scuro di voi del cinquantotto.
Speriamo anche noi che vada tutto bene, certo che ci speriamo.
Ma non abbiamo tutte quelle certezze, quelle vostre illusioni.

Mi piace scrivere e sono brava, lo sai.
Dopo le scuole di primordine che hai condiviso con me, ancora di più.
Ma per adesso andrebbe bene anche un call-center.
Intanto prendo contatti.

(Mi affascina ascoltarti.
Vorrei essere bravo e misurato come te nel parlare.
Forbito anche un pelo meno.
E hai degli occhi puliti e tersi.)

Va bene papà.
Sono stata contenta di vederti.
Noi dell’ottantasei la vediamo così, appena un po' più scura di voi del cinquantotto.
Ciao, stai bene.

(Noi del cinquantotto ci sentiamo in colpa.
Perché abbiamo creduto all’impossibile.
Creando deserti per voi dell’ottantasei.
E dobbiamo far di tutto per rimediare).

(Un giorno mi hai fatto il più bel complimento mai ricevuto:
“Cos’è tuo padre nel minor numero di parole possibile?”
Un uomo onesto.
Di più, un padre non può chiedere).

(Io del cinquantotto ti faccio una promessa.
Che fino alla fine del mio tempo, nelle mie piccole possibilità, ce la metterò tutta.
Per rimediare ai nostri errori.
E piantare licheni viventi nel deserto).

(So che è poco.
Ma ci proverò fino in fondo.
Per te e per tutti quelli che dopo noi, la vedono solo un po' più scura.
È poco ma è una promessa).

(Ti  ho ascoltata.
Attentamente.
E voi dell’ottantasei, tu, avete occhi chiari, puliti e tersi.
Avete il futuro in corpo).

(Sto meglio stasera.
Dopo averti vista.
Noi del cinquantotto, almeno quelli che ci credono, vi promettiamo tutto il nostro impegno.
Ma non sono certo che riusciremo a “vedere” differente dal nostro marcio mondo).

(Ma sto meglio dopo che ti ho vista.
Dopo che ti ho attentamente ascoltata.
È tempo che impariamo da voi.
Dai vostri occhi chiari, puliti e tersi).

La soluzione è dentro loro.
che sapendo vedere cose differenti.
Daranno anche a noi il piccolo futuro che ci resta.
E al mondo la speranza.

È dentro ai tuoi.
Stupendi azzurri occhi, color del cielo.

Chiari, puliti, tersi.
Come il futuro di cui abbiamo bisogno tutti.

Papà.
(FranzK).


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