sabato 7 gennaio 2012

Perchè scrivo.




Già, perché scrivo?
Perché da un paio d’anni comparendo e scomparendo ho scritto qui, in questo luogo?
Per quale motivo?
Due anni.
L’anniversario di questo luogo.
Il titolo del primo scritto è: Un bivio.
Mai spiegato, mai esposto chiaramente, ma pronto adesso per essere svelato.
Un bivio che ha cambiato profondamente la mia vita.
Per sempre.
Anche se un giorno si fermeranno i pensieri, e la tastiera smetterà di scrivere, la mia vita non sarà mai più quella di prima.

Un semplice bivio.

Era tempo che la mia vita stava cercando e trovando un equilibrio.
Fuori dalla mia professione, che della mia vita fino a quel punto aveva rappresentato tutto.
Fuori da un rapporto matrimoniale che, nell’onestà, aveva trovato la sua fine, da tempo.
Fuori da amicizie stereotipate e dal conformismo mai mio.
Mi ero fatto crescere i capelli, ero partito da lì.
Lunghissimi.
Quello che non avevo mai avuto il coraggio di fare a suo tempo.
Riconoscere il mio essere un po’ differente, un po' particolare, un po' “out of box”.
Vivere serenamente le mie piccole rivoluzioni, differenti da quelli altrui.
Finalmente ci ero riuscito.
Nella tranquillità di una solitudine serena.
Dello star bene con me stesso finalmente, pieno di tristezze, ma in pace.

E non è rimozione freudiana, ma solo “perché scrivo”.

Ho dedicato l’intera vita a tecnica e tecnologia, matematica e leggi fisiche, ma la scrittura mi è sempre piaciuta.
Una passione che non aveva mai trovato né tempo, né luogo ma soprattutto un “motivo” per poterla vivere.
A mio modo, con i miei pochi mezzi, ma viverla.

Poi quel bivio.
Non avevo necessità di nulla, non cercavo nulla, ero triste ma finalmente sereno.
Solo, ma nella chiarezza verso tutto e tutti.

Poi quel bivio.
Su un ripido sentiero che era oltremodo fuori dai miei piani, dai miei programmi.
Forse è il normale della vita, che ti offre tutto quando non chiedi, quanto tutto nega quando ne hai necessità.
Quel giorno, su quei ripidissimi pendii cercavo solo una libertà ancora più grande, un bene più grande e basta.
….. e l’ho trovato, anche se non era quello che andavo cercando …….
La vita per quel giorno ha funzionato al contrario.

La salita era finita, ma stavo così bene che ho deciso di proseguire oltre, cercando un panorama, oltre ogni curva, ogni tornante, ma nulla, sembrava una strada che non conduceva a nulla.
Era il sei di novembre del 2009.
Una bella giornata di sole, ma si sa, non più tanto lunga come quelle estive, meglio tornare.
Fino al bivio.
Quello della mia vita, e forse non solo della mia.
La vetta che avevo raggiunto e superato aveva due strade alternative per raggiungerla e un bivio di congiunzione.
Avevo ancora sete di prove e benefici e ho deciso di scendere sull’altro versante, per poi risalirne gli ultimi chilometri, ancora una volta, dimenticando di nuovo il tempo e l’ormai imminente tramonto.
Così ho svoltato.
Era molto bello il bosco da quel lato, molto di più che dalla parte che avevo risalito per arrivare in cima.
Quella svolta stava per cambiare la mia vita per sempre e io, ignaro, scendevo come un fulmine per risalire ancora una volta.

E in quella folle discesa ho incrociato la vita:

Tu.

Una giovane donna con un piccolo cane che stava passeggiando in direzione opposta alla mia.
È sfuggito nell’incrocio un sorriso di circostanza ma per me anche uno strano brivido, mai provato.
Sono sceso ancora un po' e poi di nuovo in salita, e di nuovo quell’incrocio di sguardi, in direzione opposta questa volta: adesso io salivo e tu scendevi.
Ancora quello splendido sorriso, quello splendido viso e poi ……. non so, splendido tutto e basta.
Sono arrivato in cima e poi giù di nuovo, un po' agitato, con dentro una strana sensazione, speranza forse.
Di incontrarti ancora, fosse solo per uno sguardo ancora, anche solo una volta.

Proprio io, che non cercavo né mai avevo cercato nulla.

Ma scendevamo tutti e due, questa volta, gli sguardi non avrebbero potuto più incrociarsi, e poi che importanza aveva, era stato bello così, io non stavo cercando proprio nulla, e avevo solo fretta di scendere, quella sera mi sarei portato a casa anche quella bellissima sensazione, mai provata, quel meraviglioso sfuggente incontro, mai avuto.
Ci ha pensato il piccolo cagnolino a farci conoscere, deviando il suo incedere in mezzo alla strada e obbligandomi a fermarmi.

Ecco perché scrivo.
Perché quel giorno ho incontrato te, l’anello mancante della mia vita, il mio amore vero.
Non un innamoramento, ma l’anello mancante, l’appartenenza, è diverso, tanto diverso.
Un anello davvero difficile da unire, un amore unico e vero quanto tormentato, con solo motivi per annientarlo, non viverlo, motivi che solo noi possiamo sapere.
Vent’anni di differenza, io comunque ancora sposato, tu in procinto di farlo e potrei andare avanti almeno per un libro, tu per due forse.
E mi sono chiesto con che diritto, con quale senso, per te, si potesse mai vivere quel dono.
Quello di cui avrei potuto privarti, quello che avresti perso, la presunta solitudine nella quale, per logica, ti avrei alfine lasciata.
L’analisi logica di tutto, prima di te forse.

Potrei narrare di felicità insperate e di imperdonabili errori, nella decisione di crederci e provarci, come potresti farlo tu, ma non è questo il tema.
Il tema è semplice , è solo un perché.
Il perché scrivo, ho scritto.

È  per te.

Solo e unicamente per te.
Cercando in questo scrivere il meglio di me, quello che mi hai fatto scoprire possibile, che hai provato ad insegnarmi.
Con il tuo bene.
Quello a cui non avevo mai creduto.
Quello che non sapevo di poter avere né dare.

Scrivo per tutte le montagne che hai scalato tu, per tutte le sofferenze che hai patito.
Per quel sentimento che ci ha avvolto, travolgendoci.
Per lo scandalo che ha rappresentato, per le inquietudini che ti ha fatto vivere.
Più per te che per me.
Avevo un energia immensa allora, in grado di superare tutto.
Qualsiasi montagna l’avremmo appianata.
Avremmo colmato tutte le buche, le distanze, le difficoltà.
Mi sono sentito umano finalmente.
Senza più “vergogne” per esserlo.
Senza più paure.
Non più “genio”, ma solo umano.
Con una energia infinita, senza fine.

Scrivo per questo.
Per te.
Il meglio che esiste.
Per me.

Quale vergogna può esserci?
Quale disagio?
Nel sentirsi umano.
Nella fortuna di provare quello che a pochi, pochissimi è stato dato?

È un onore, non una vergogna, un dono, non una maledizione.
E quello che scrivo è per te, per il meglio che il tuo bene ha scatenato in me, dandogli finalmente il giusto “motivo” per poterlo fare.
Scovandolo da tane silenziose tanto quanto tranquille e rassicuranti.
Mi hai fatto tagliare i capelli, te ne sono grato.

Le vere rivoluzioni le portiamo dentro.
Nel provare a cambiarci davvero.
Nel non temere di essere solo umani.
Nell’onore e non nella vergogna di un sentimento vero.

Che ci rende deboli.
Senza protezione.
Che non sconta nulla.
Che non puoi distruggere con un pensiero logico.

Ecco perché, finalmente, ho scritto e scrivo.

Per te.

Nel poco ma umano e vero di me.

Solo per te, il mio sentimento vero.
Sperando di esserne sempre all'altezza.
Di tutte e due.


FranzK.

...... ed è solo un'invenzione :)



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