sabato 31 dicembre 2011

Giustizia e Legge.





Eri sola.
Di quella solitudine terminale.
Sola, sola.
E quel giorno non sapevi proprio cosa fare.
Come fare.
Quel frigorifero.
L’incubo della sua maniglia.
Del suo contenuto.
Nulla.
Proprio nulla.
Hai provato ad aprirlo.
Hai tentato.
La maniglia era fredda.
Più del solito.
La casa era fredda.
Molto più del solito.
Ti sei coperta di più.
Hai provato a sederti, sul materasso sgangherato.
Hai provato ad avvolgerti.
Ma era freddo.
Tutto.
Anche l’ultimo indumento indossato.
Più del frigorifero.
Più della sua maniglia.
Più del nulla che c’era dentro.

Il tuo bambino dormiva ancora.
Sotto quella nuvola di stracci.
Ma è il freddo che avevi dentro che era insopportabile.
Freddo.
Gelido.
Insopportabile.
Pensavi di trovare l’America.
La California.
L’America è grande.
Hai trovato l’Alaska.
Piena di lupi.
E freddo.
Quello che ti gela.
Dentro.
E lo stomaco è vuoto.
Gelato anche lui.
Basta.
Hai preso una decisione.
Esci.
Freddo dentro, freddo fuori,cosa cambia?

Hai camminato un po'.
Le strade sono tutto un luccichio.
Tante persone aggravate di sacchetti.
Di regali.
Tante persone.
Belle al caldo.
A stomaco pieno.
I negozi illuminati.
Le cantilene natalizie.
E tu su e giù.
Per un po'.
Con tutto quel freddo dentro.
A chiederti cos’hai di differente.
Qual è il tuo difetto.
Piena di freddo e fame.
Il perché di quel freddo.
Umano.
Di donna.
Sola.
Ancora più indifesa.

Non ci sei riuscita.
A darti una risposta.
Tranne che hai sbagliato tutto.
Cercavi la California e hai trovato l’Alaska.
Ma il freddo non fa ragionare.
Lo stomaco vuoto meno.
Più vuoto di quello di tanti animali da compagnia.
Vuoto e freddo.
Ghiacciato.
Non ci sei riuscita.
Ad aspettare.
Il “domani andrà meglio”.
Quel supermercato all’angolo è caldo di sicuro.
Adesso, non domani.
Ti sei infilata dentro.
Che sollievo.
Un po' di tepore.
E quanto cibo.
Non ci sei riuscita.
E ti sei imbottita i lerci anfratti dei sudici vestiti.

Che bella sensazione.
Tutto quel cibo addosso.
Anche il freddo non è più quello di prima.
Adesso tornerai a casa.
Scarterai tutto e finalmente tu e tuo figlio avrete caldo.
Almeno tanto meno freddo.
Sei felice, per qualche istante.
Così tanto felice che uscire da quel luogo sembra facile.
Normale.
Peccato che esci dall’unica uscita possibile.
Uscita senza merci.
E scatta l’allarme.
Ti fermano.
Ti arrestano.
Hai rubato.
Non si può.
Ti fermano mentre arrivano le forze dell’ordine.
Tremi.
Hai paura adesso.
Più freddo di prima.

Sono arrivati.
Devi depositare la merce.
Seguirli.
Ti accompagnano in auto.
Verso la centrale.
E anche se l’auto è calda.
Il freddo aumento.
Arrivati.
Nome cognome ……..
Non sei neppure di qui.
Che guaio.
Il pensiero corre a casa.
Al tuo bambino.
Non esiste alternativa.
Ti chiudono in cella mentre andranno a recuperarlo.
Poi si vedrà.
Hai così freddo, che non ti riesce di piangere.
Solo tremare.
E non solo di freddo.
E adesso, cosa succederà?

Arrivano con tuo figlio.
Dopo una lunga attesa.
Ti abbraccia.
Lo abbracci.
Vi scaldate un po'.
Per stare con lui ti fanno uscire un attimo, ti offrono una sedia.
Per due.
Piantonati, vi tenete stretti, l’uno all’altra.
Ti dicono di star lì.
Di aspettare lì un po'.
A scaldarvi un po'.
Non pensi più a niente.
Non ne hai le energie.
Niente più forze.
Hai scavato oltre il fondo.
Di tutto.
Della speranza e della disperazione.
E del freddo.
Del dolore.
Della rabbia.

Eccolo.
Arriva.
Con la sua divisa tutta a puntino.
Viene per te.
Stringi forte il tuo piccolo.
Ti aspetta la gabbia e a lui chissà.
È arrivato, il tempo è finito.
“Mi segua signora, anzi seguitemi tutti e due”
Dove ci porteranno?
C’è un peggio non previsto?
Ancora più giù della buca che avevi immaginato?
Esegui gli ordini.
Lo seguite.
Barcollando tutti e due.
Un lungo corridoio.
Poi una porta.
Poi ancora un corridoio.
Poi ancora una porta.
“Prego, per di qua”.
Impossibile.

C’è una stanza.
Grande.
Con tante persone.
Tutte in divisa.
Sedute intorno ad un grande tavolo.
Che vi guardano e sorridono.
“Prego, accomodatevi”.
Ci sono due sedie vuote.
Per voi.
Per te e il tuo bambino.
La tavola è apparecchiata a festa.
Piatti doppi, posate per ogni portata.
E la stanza è calda.
Tanto calda.
E vi sorridono tutti.
Come fossero vecchi amici.
Tanti vecchi cari amici.
Il caldo degli amici.
Tanto caldo.
Sentito, vero.

“Prego signora, mangiate con noi, con calma e abbondanza, dopo vi riportiamo a casa”.

La sottile, immensa differenza fra la Giustizia e la Legge.

Buon appetito.

FranzK.


P.S. Liberamente interpretato da un fatto di cronaca realmente accaduto, forse l’altro ieri.

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