mercoledì 8 febbraio 2012

Il mio Castello.





Eravamo partiti.
Il giorno dell’Epifania.
Per quel lungo viaggio.
Oltreconfine.
Io dovevo solo farvi da Virgilio.
Niente di più.
Voi dovevate fare.
Tanto e in poco tempo.
Sudore e fatica.
Io no.
Al massimo assistervi.
Consigliarvi.
Così ho deciso di portare con me quel libro.
Di quel Franz vero.
Di quel castello irraggiungibile.
E poi si dice del raziocinio.
Ho aperto le tende della mia stanza.
E nella notte c’era un castello.
Proprio davanti a me.
Mentre leggevo Il Castello del grande Franz.
Un caso?
Probabilmente sì.
O forse no.
Chissà.
Ho finito il libro prima del vostro duro lavoro.
Mentre contemplavo quel castello.
Ogni notte.
Tanto da confonderlo.
Da sentirlo vero.
Come quello irraggiungibile.
Del libro.
Che strana la vita .
A volte.
Metafisica davvero.
Per ci crede almeno.
Un segno o casualità?
Un segno per me che ci credo.
Passavo le notti.
A leggere quel libro.
Con le tende aperte.
Su quel castello vero.
O solo immaginario.
Quello irraggiungibile del libro.
Quello dove volevo portarvi l’ultima sera.
Che sembrava vero.
Raggiungibile.
E comprendo la vostra incomprensione.
Alla fine del vostro sudore.
Fatica.
Del mio volere.
Alla fine del mio leggere.
Leggero.
Incantato.
L’avevo compresa.
La mia folle iniziativa.
Per voi.
Di portarvi a cena .
Al castello raggiungibile.
E non in una disco-dance.
Dovevo sfatare l’irraggiungibile.
Come avreste potuto comprendermi?
Ma mi avete seguito.
Annoiati.
Come l’ultimo vostro dovere.
L’ultimo sudore.

Le indicazioni erano chiare.
Avreste cambiato idea.
Alla sontuosa cena.
Che avremmo fatto.
Lassù.
Al castello possibile.
Ero sicuro.
E le indicazioni erano chiare.
Saremmo arrivati in pochi minuti.
Era sicuro.
Poi la disco dance.
Ma dopo.

Guidavo io.
Nessun problema.
Nessuna paura.
Io non avevo sudato.
Stavo bene.
Ero pronto per raggiungerlo.
Il castello possibile.
Ne avevo necessità.
Desiderio.
La notte era chiara.
E le sue luci luminose.
Le indicazioni chiare.
Solo pochi minuti.
Pochi istanti.
E saresti stati contenti anche voi.
Solo pochi istanti.

Ma perché?
Perché non ci sono riuscito?
Le indicazioni erano chiare.
La strada unica.
A raggiungerlo?
Proprio come nel libro.
Perche?
Era lì.
Luminoso.
Sopra quella montagna.
Con un'unica via.
Semplice.
Ben indicata.
Mi chiedo perché.
Non ci sono riuscito.
Anche io.
A raggiungere il mio sogno.
Il mio Castello.
Finendo nella disco dance.
Anche io.
Perché?
Dimmelo tu Franz perché.
Anche il mio castello.
È uguale al tuo.
Irraggiungibile.


FranzK.


P.S.
Una storia vera.

2 commenti:

  1. Forse perché anche se la strada è unica è piena di tappe da fare, di luoghi da esplorare, di animali o persone da incontrare.
    E allora perché aver fretta di arrivare al castello?
    Al sogno.
    Un sogno è un sogno e deve rimanere un sogno!
    Eldome

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  2. Chissà, forse è vero, un sogno deve rimanere un sogno.
    Forse il vero sogno non è il suo raggiungimento , ma solo il percorso per credere possa divenire vero.
    Ma se diviene vero ......

    Francesco

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