martedì 24 gennaio 2012

Deframmentare.





Gli informatici lo conoscono bene.
Il termine.
Il defrag anglosassone dell’hard disk.
Che cerca di riavvicinare tracce elettromagnetiche.
Che si sono allontanate.
Tracce per eseguire un programma.
Tracce che, nell’eseguirlo si sparpagliano.
Allontanandosi.
Tutto si rallenta, perché la povera testina deve correre all’impazzata.
Per ritrovarle.
Quelle tracce con dentro scritte delle istruzioni.
Un po' sole anche loro, che avrebbero necessità di stare vicine.
Un po' troppo lontane.
Per essere efficienti nella loro necessaria consecuzione.

Forse dovremmo deframmentarci anche noi.
Imparare a riconoscerci nell’appartenere allo stesso programma.
Ad evitare di divenire cluster lontani o danneggiati.
Fare rinascimento è anche questo.
Fuori da qualsiasi controllo e controllore.
Trovarci, parlarci, condividere.
Non con un “mi piace” o con un +.
Non dentro ai sistemi tracciati.
Ma fuori.
All’aria aperta.
Dove c’è ossigeno.
E vita.
Non  dentro a un forum, una chat, una videoconferenza.
Fuori da una sfida personale.

Già.
Non per sfida soprattutto.
Ma per uguale programma.
Non per diverbi, ma comprensioni.
Non con nick, ma con la nostra faccia.
Deframmentarci è stare vicini.
Sistemare zone.
Non elettromagnetiche.
Non tracce volatili, ma ben impresse.
Su supporti indelebili.
Su coscienze pulite, con una coscienza.
Con occhi propri, fuori da qualsiasi condizionamento.
Da qualsiasi interesse.
Che non sia la coscienza, di un programma necessario.
Fino alla fine, solo perché nulla ne abbia una.



FranzK.

2 commenti:

  1. Appartenere allo stesso programma secondo me vuol dire stare vicini , respirare la stessa aria, calpestare lo stesso suolo,vivere le stesse serate, vedere la stessa luce ecc.
    Ma come si fà se sipretende di stare insieme stando distanti?
    Eldomingo

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  2. Appartenere allo stesso programma credo significhi condividere gli stessi valori, le stesse preoccupazioni, le uguali, anche se difficili traiettorie.
    Forse è questo e solo questo l'uguale aria, suolo, luce e buio.
    Stare vicini è sentirsi vicini, ancora prima di una presenza, serata uguale.
    Si può comunicare anche nel silenzio, "sentendo" che ci siamo, siamo nello stesso programma, gli apparteniamo.
    Nel futuro forse lo comprenderemo meglio, avremo altri strumenti, fino alla fine, senza fine.
    Francesco

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