domenica 28 febbraio 2010

Lettera di rabbia.




 [http://www.youtube.com/watch?v=8mvjHfYLqPw&feature=related]


La pelle dei tuoi polpastrelli sotto le tue dita.
Quella  appena sotto le tue unghie.
Era stata costruita per il bianco e il nero delle pene e delle gioie di una fisarmonica.
Non per spalmarti le guance con il rosso del sangue.
E neppure per scavarci solchi con disegni tribali.
Senza alcun tema preciso.
Le fedi perdute non valevano quella maschera di squame di pelle sovrapposte.
Nulla mai ne varrebbe davvero la pena.
Ma tu sei tu.
Differente.
Troppo per una comprensione.
E lo hai fatto.
In modo irrimediabile.

Difficile comprenderti, capire un perché.
Senza imparare a volerti bene.
Anche se  volerti bene diventa una trappola.
Una tagliola.
Dove rimanere intrappolati a tuo piacimento.
A tua discrezione.
Volerti bene pretende dimenticarsi di potersi volere bene.
Dedicarsi completamente, aspettando di diventare inutili.
Per essere scartati definitivamente.
Buttati giù dal balcone senza aspettare l’ultimo dell’anno.
Come la buccia di un limone spremuto, nel bidone dell’umido della raccolta differenziata.

A quel punto, non basterebbe sapere.
A quel punto nulla può bastare per placare il male che senti dentro.
Uguale alla maschera delle tue cicatrici.
Disordinato come loro.
Senza alcun tema preciso.
Un malessere tribale.
Che non dipende dall’abbandono.
Ma dal bene perduto.
Ancora peggio quindi.
Forse troppo uguale al tuo, di male, quello con cui hai affilato le tue unghie.
O forse peggio.

Dove le hai ritirate, a proposito, quelle lame?
Cioè, le hai ritirate?
Una curiosità dici, per sapere?
Non serve sapere, non consola, lo ripeto.
Non pensare al perché della domanda.
Potresti non capire.
Voglio solo sapere se hai ritirato le lame.
Se hai smesso di affilarle.
Se non brillano più almeno.
E non scavano più.
Nella carne e nella terra.

È per rabbia che è necessario regalarti della musica.
La rabbia di tutti gli scheletri dentro il tuo armadio.
Di tutte le tele di ragnatele colorate per metà.
Dell’iride piena di virtù delle tue pupille.
Per la rabbia degli iridologi che l’hanno letta.
Senza sbagliare neppure un dettaglio.
Anche se non potevano sapere tutta la verità.
Perché non ti hanno voluto bene, ovviamente.
Quindi senza sbagliare ma anche senza capire.
È per rabbia che è indispensabile regalarti della musica.
La tua solita preferita.

Il silenzio.

E, nel caso fosse possibile, senza smettere di volerti bene, ovviamente.

Franz.K

Nessun commento:

Posta un commento