giovedì 4 febbraio 2010

La Cassaforte Nonelastica.




 [http://www.youtube.com/watch?v=8w4A8NIugkk&feature=PlayList&p=B232D43A91CAE6CB&playnext=1&playnext_from=PL&index=6]

L’anziano maestro era costantemente di cattivo umore.
Tutti erano convinti da sempre che fosse un problema caratteriale.
In realtà la sua perenne iracondia era dovuta ad una vera e propria patologia.
Che lui teneva ben nascosta fin dalla notte dei tempi.
Non voleva assolutamente che si sapesse.
Temeva che gli umani ai quali tutti i giorni impartiva ordini e determinava i destini, potessero in qualche modo perdere il timore e la riverenza che avevano nei suoi confronti.
E con essi anche la cieca fiducia e la conseguente ubbidienza.
Per non parlare dell’eventualità dello scatenarsi della  compassione.
Sarebbe finito davvero tutto.

Lo incontrai più o meno all’inizio della mia maturazione come pompelmo da spremuta.
Non da addobbo di prelibati piatti della “nouvelle cousine” sfortunatamente.
Questione di destino o di innesti più o meno ben riusciti.
Inutile piangersi addosso.
Non fosse altro che le lacrime di pompelmo, data l’acidità, diventano molto dolorose negli interstizi delle ciglia.
All’epoca dell’incontro il maestro aveva in mente grandi progetti e notevoli mire di espansione del proprio impero.
Con ragione e saggezza ancora una volta aveva intuito il momento giusto per agire.
E forse anche il modo.
Dipendeva dall’esito di  un nuovo incontro ed io ero lì per quel motivo.
Dopo un mese di camera criogenica, ed alcune precise  misurazioni dei suoi più intimi collaboratori, risultai idoneo all’unanimità, per il concepimento del nuovo marchingegno.

La Cassaforte Nonelastica.

Un assurdo  matematico.
Un antitesi dell’esatto.
Un controsenso geometrico.
Ma il vecchio saggio era noto proprio per le sue capacità di grande preveggente e di precursore delle necessità.
Non aveva mai fallito.
E non per fortuna.
Non per nulla tutta quella folla si accalcava ancor prima dell’alba all’ingresso della sua radura.
E stentava ad andarsene se non a sera inoltrata.
Io, allora, giovane e inconsapevole del mio destino, o natura di pompelmo da spremuta, accettai l’incarico.
Quasi senza particolari condizioni.
E senza pensare di fermarmi oltre la soluzione dell’Enigma.

Si trattava di congegnare un astuto sistema illogico per il quale la cassaforte fosse sicura anche per esseri antropomorfi completamente lobotomizzati.
Sia da aperta che da chiusa.
La geniale intuizione del maestro aveva individuato la possibile soluzione nella creazione di un piccolissimo ma vero universo Nonelastico.
Si trattava di una intuizione teoretica , nulla più.
Ma era difficile, dopo averne ascoltato le ragioni dalla sua viva voce, non risultare convinti, da un lato, delle insormontabili difficoltà, quanto dall’altro, rapiti dal fascino e dalle mille splendenti implicazioni di una sua possibile realizzazione.

Non passarono che sei mesi.
Esattamente sei.
In quel tempo il mio sonno fu tormentato perennemente da incubi spaventosi.
Mentre nel tempo della luce, le sinapsi crocchiavano secchi colpi come una vecchia macchina da scrivere meccanica, nel tentativo di macinare i dogmi della geometria euclidea e la presunta perfezione della matematica trigonometrica.
Ma ero giovane e non avevo paura di nulla.
Neppure dell’unica cosa che sarebbe necessario temere sempre: le proprie possibilità.
E poi a casa c’era una donna che mi amava ad aspettarmi, sopportando il perenne aneurisma della mia presenza cosciente.
Non avrei potuto che riuscirci.
Ed esattamente sei mesi dopo avevo finito.
Sei mesi, non un giorno di più.

Nessuno dei seguaci del grande maestro voleva crederci.
Anche perché io non mi ero votato alla dottrina e per questo motivo, anche se molto rispettato, ero considerato un eretico.
Si convinsero solo nel tempo, dopo più e più prove provate.
Ma le cose non poterono che sprofondare nell’invidia.
Nonostante tutte le splendide ricadute ed implicazioni.
Anche il vegliardo,  perdendo completamente la sua saggezza, si ammalò della stessa malattia dei suoi seguaci e poco tempo dopo morì.
Intanto io ero già in altre terre.

La cassaforte Nonelastica funziona ancora adesso.
E tiene al riparo gli umani da sventurate sciagure.
Proteggendoli dai segreti e dai pericoli dei pensieri non capiti.
E funziona sia da aperta che da chiusa.
E funziona anche per lobotomie profonde.
E nonostante tutta l’invidia nessuno è più riuscito a costruirne un’altra migliore.

Cosa mi è rimasto?
Poco.
Pur avendo attraversato molte terre.

Non ho più nessuno a casa ad aspettarmi.
Non ho più sinapsi così forti e schioccanti.
E continuo a dire cose che gli umani non comprendono.
Perché, per gli umani, non possono essere vere.

Credo di essere rimasto solo.
A sopportare il perenne aneurisma della mia presenza cosciente.

Franz.K

2 commenti:

  1. ...capire...sentire...
    ...non avermene se non capisco...ma sentire...
    ...almeno le emozioni...loro, ne sono certo, le avverto e forse...le comprendo...

    Un abbraccio

    Dan

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  2. Capire....sentire....
    E' sufficiente sentire.
    Il comprendere è solo sentire qui.

    Sentire un abbraccio contraccambiato, ad esempio.

    Franz.K

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