giovedì 12 gennaio 2012

Il peso di un pensiero.





La febbre non cede ancora del tutto, ma ci provo.
Anche se stasera l’argomento è un po' complesso.
Appena intricato.
Mi chiedevo l’altro giorno del peso di un pensiero.
Nel senso “fisico”, non filosofico.
Mi sono posto alcune semplicissime domande.
Forse troppo semplici, ma questi sono i miei limiti, la mia essenza, quella di un semplice fanciullo.

E la questione, almeno fino alla fine dei miei pensieri, è semplice.
Noi possediamo, “avvertiamo”, “percepiamo” e “misuriamo” un peso grazie a sue fattori sconosciuti:
Massa e Gravità.
Nella logica fin qui acquisita e dimostrata che la seconda conferisce alla prima un “peso”.
Ci sono altre teorie che conosco poco ma approfondirò, come quella del vuoto quantico.
Che affermerebbe, dal poco che ho letto, che la gravità, ovvero la sua accelerazione, agisce in modo proporzionale alla quantità di “vuoto” della materia.
In breve, gli elementi che posseggono meno “atomi” quindi più pieni di “vuoto”, sarebbero soggetti ad un accelerazione “gravitazionale” più elevata rispetto a quelli più “pieni” di “pieno”.
L’idrogeno con un solo protone e elettrone se lasciato cadere, subirebbe un’accelerazione più elevata dell’uranio arricchito.
Approfondirò.

Il tema delle mie infantili riflessioni è assai più semplice e comprensibile a tutti credo.
Mi piacerebbe capire se l’attività cerebrale, formando pensieri, quattro al secondo più o meno, è un attività richiusa su se stessa oppure no.
Mi spiego meglio.
Supponiamo di sdraiarci su un giaciglio-pesa.
Potremmo misurare il nostro “peso”, in differenti situazioni.
Per esempio potremmo constatare che il nostro peso non cambia se, ad esempio, contraessimo i muscoli, pur in condizione di riposo.
Quindi l’energia trasformata per ottenere quel lavoro risulta richiusa in sé.
Non rende differente la nostra massa.
Quanto non la rende differente il nostro essere vivi o morti, il nostro pensare o no.
Un cadavere pesa uguale a quando non lo era.

E un cadavere non si contrae ne pensa più.
Ma non cambia la sua massa.
Però …….
Se una contrazione muscolare è in grado di generare un movimento, un pensiero cosa è in grado di generare?
Cos’è?
So che è un argomento di frontiera.
Ma mi chiedevo se al pari di una contrazione muscolare può essere solo energia trasformata richiusa su stessa o può anch’esso creare stati motori ………. differenze di potenziale, movimenti di altro tipo.
Nel camminare pesiamo di più, subendo accelerazioni istantanee dovute agli impatti a terra.
Chissà se pensare, in un certo modo non finisce per produrre qualcosa di simile.
Non sia solo una variazione delle correnti superficiali della corteccia cerebrale con la quale far scrivere parole a un pc.
Sapete quanto costa energeticamente l’attività cerebrale a riposo?
Circa il venti per cento dell’energia metabolica basale, circa 14-15 watt/ora, una lampadina a bassissimo consumo.
Per quattro pensieri al secondo.
Se penso a un pc (circa 200 Watt/ora) mi viene da ridere.
Perché tra quei quattro pensieri, ogni secondo, può essercene uno, per ciascuno di noi, che cambia il mondo.

Ma sono fuori tema.
Provo a rientrarci.
Avrà una “massa” il pensiero?
Se non fosse così della gravità se ne farebbe un baffo.
E allora ……….
Mi viene in mente un esperimento che ho letto su un bellissimo libro, anni fa.
Purtroppo non ricordo più il titolo (forse è questo),un libro di una delle grandi menti del ‘900: Richard Feynman, premio Nobel per la fisica nel 1965.
Allora lavorava ai laboratori di Los Alamos (per l’atomica purtroppo- progetto Manhattan- sigh) ma era un tipo davvero speciale.
La curiosità è degli intelligenti e lui lo era oltremodo, curioso e intelligente, sempre pieno di domande, provocazioni, tanto da divenire consulente per i costruttori di serrature di sicurezza che regolarmente “crakkava” fino a vincere come miglior suonatori di bonghi un carnevale di Rio.
Un giorno si è posto una semplice domanda, l’ennesima domanda infantile: se riuscissi a isolare un uomo dai suoi cinque sensi cosa potrebbe accadere?

Costruì, a tempo perso una vasca, il Non Sensitive Tank, e decise come si conviene per un uomo di vera scienza di essere lui a sperimentarne il funzionamento.
Mi spiace ma su Internet non sono riuscito a trovare nulla a proposito, (chissà perché) vi rimando al libro se è quello giusto.
Brevemente, il guscio apribile, gli permetteva di depositarsi, nudo, al suo interno, immerso in un liquido di densità e temperatura uguale a quella del suo corpo, prima di essere chiuso tagliando l’ingresso a luce, suoni e profumi.
Dopo qualche tempo racconta che riusciva a gironzolare nella stanza accanto e identificarne gli oggetti.
Chiese e ottenne, per il suo “gioco”, la collaborazione dei suoi amici scienziati, i Bohr, Fermi, Carter, Oppenheimer…… e quella di un notaio.
Gli amici ogni volta avrebbero disposto nella stanza accanto una serie di oggetti sempre diversi e in numero crescente, descrivendone accuratamente i dettagli su un documento sigillato dal notaio.
Lui, Richard, alla fine del suo “viaggio”, doveva fare lo stesso su un altro foglio, poi si aprivano le buste.
Dopo circa tre mesi gli oggetti “scoperti” divennero decine e decine, con perfetta precisione su quantità, natura e disposizione.

Magia?
O bugia?
O semplice pensiero, magari privo di massa ……..
Senza peso, senza gravità.
E allora ………
Chissà che con una semplice reinterpretazione dell' NST, si possa scoprire la verità.
È  solo il pensiero di uno che ha le febbre.

O forse no.
E' solo il pensiero di uno che ha molte speranze.

FranzK.

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