lunedì 19 dicembre 2011

Mercati scoperti.





Che cosa sono i “mercati”?
Gli uomini neri che ci tormentano con crisi e relative conseguenze?
Ne ho lette e ascoltate di tutti i colori, quanto voi, e credo quanto voi non sono riuscito a capirci un bel nulla.
Finanza, banche, titoli di stato, tasse e ancora tasse, decrescita, crescita, pil, debito, rating, indici di borsa ……
Ma la domanda che credo sia comune non ha mai una risposta vera, reale, semplice.
Che cosa sono i “mercati”?
Mi chiedo perché nessuno li vuole spiegare, in modo comprensibile, quanto in modo comprensibile saremmo in grado di spiegare a tutti la relatività.
Come,  prima di scrivere formule e formulati, l’ha osservata e “intuita” Einstein, mentre fotocopiava insulse pratiche burocratiche all’ufficio brevetti di Ginevra e studiava Fisica seguendo corsi serali ……….
Privo completamente di LHC, solo con una semplice intuizione, almeno all’inizio.
La velocità di un treno, la sua percezione, cambia con la distanza dell’osservatore.

Che cosa sono i “mercati”?
Partiamo da qui, con lo stesso semplicismo, sperando sia solo semplicità.
Immaginiamo una piramide al cui vertice c’è una risorsa, immensa: l’energia.
Un mare di petrolio, carbone e metano in altre parole.
Appena sotto l’intelligenza cognitiva, che sfregati due legnetti insieme produce una scintilla e di conseguenza a quell’energia fa prender fuoco.
Sotto ancora, di un livello l’intelligenza emotiva, il Q.E. che sommata alla prima riesce a trasformare quel calore in movimento, in navi, ponti, automobili, computer, lavastoviglie, mobili, case ……..
Sotto di un altro livello è necessaria la buona volontà, la “mano d’opera”.
Per realizzare tutto questo.
Energia + intelligenza + buona volontà = finanza.
Ossia il denaro che smette di misurare scambi, stagioni fortunate o meno e diviene solo la crescita del “sempre di più”.

Per tutti.
Nelle dovute proporzioni ma per tutti.
In modo social tanto per intenderci.

I mercati sono energia prima di tutto.
Per essa si fanno guerre, è la punta della piramide.
Per l’intelligenza non servono guerre, si può comprarla, con semplici transazioni di maggiori benefit.
Essa permette di trasformare l’energia in bene, su larga o piccola scala, di avviare il processo della sua valorizzazione.
Per il terzo livello, la buona volontà, di guerre ne servono ancora meno.
Tanti poveri, tante necessità per le quali tutti, da poveri siamo disposti a tutto.
I mercati non sono una cosa cattiva, né fatta di uomini neri, nell’assoluto intendo.
Nel relativo dobbiamo solo comprenderli.
L’energia la posseggono in pochi.
L’intelligenza la possedevano in pochi.
La buona volontà, ossia la necessità della povertà, non ha mai fine.

Le leggi dei mercati hanno dato la possibilità a tutti di vivere meglio.
In proporzione alle sue leggi ma meglio.
Ma i mercati sono fatti di conti, di cifre, di valore.
Quindi l’intelligenza che possedevano in pochi, ora la posseggono in molti.
Diversamente dall’energia, che saranno sempre in pochi a possederla.
E la buona volontà delle necessità della povertà basta cercarla dove la si ritrova in maggior misura.
Non diamo giudizi.
Per un momento esentiamoci dall’indignazione.
È un analisi semplice, come osservare un treno che corre da vicino o lontano.
I mercati sono la competitività offerta, più è elevata più fornisce guadagni.
Ma pensate proprio che noi ragioniamo in modo differente?

Se fossimo noi i proprietari della punta della piramide, metteremmo l’etica sociale o il nostro personale guadagno come obiettivo primario?
Ragioniamo tanto diversamente nella nostra vita privata?

I mercati sono produrre di più, a meno prezzo e con maggior guadagno.
Non è neanche importante l’eventuale vera utilità del prodotto.
L’importante è che sia vendibile, in qualche modo ad un numero elevatissimo di persone, a tutti se è possibile.
Questo è il modello.
La sfida è questa.
Che piaccia o no è solo questa.
Sapete cosa vendono i vari Google, Facebook, Yahoo e quella che viene chiamata ultimamente “tecnologia”?
Informazioni.
Non pubblicità.
Informazioni attraverso le quali produrre ciò che saremmo disposti a comprare.
Informazioni e tendenze, ecco perché valgono così tanto, nei mercati.

Danno loro le indicazioni sul da farsi, non sull’utilità del da farsi, ma sul da farsi dei nostri desideri.
Quelli per i quali siamo disposti ancora a far debiti.
Legando a doppia corda le nostre mani al nostro futuro.
Desideri globalizzati, in modo da produrre con più efficienza.
Questo è il modello.
Che piaccia o no.
I mercati hanno necessità di sapere cosa vogliamo per poterlo progettare, produrre e vendere al minor prezzo e con il più elevato guadagno.
Poche regole, molto ben chiare.
Che in sistemi con troppe regole non vanno tanto d’accordo.
Scappano in altri, con meno regole e più disponibilità.

Adattando eventualmente i primi ai secondi, mai viceversa.

Il modello è questo.
E se vogliamo sopravvivere questa è la sfida.
Ci pensate se qualcuno avesse un intuizione?
Tipo Einstein.
Per cambiare l’apice delle piramide?
Cosa potrebbe o dovrebbe fare?
Il modello cambierebbe, inesorabilmente.
Ma in quale modo, quante croci dovrebbe contare?
Meglio solo la sua.
Nel silenzio.
Possibilmente contemplata in una morte naturale.

FranzK.


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