martedì 24 aprile 2012

La Coscienza di K.





Quel simbolo che ho usato e poi abiurato non era un falso, adesso lo sai.
Grazie al bene che ho avuto da te ed al tormento della sua perdita, ho trovato il coraggio almeno  di un ricordo.
Una forma senza contorni.
Bianca.
Di abbagliante bianco.
Una forma che ha protetto il mio lucido sguardo.
Per quello che ha potuto.
Per quello che imprevedibilmente è riuscita a proteggere.
Non il tutto che avrebbe potuto, dovuto.
Non ha importanza definirne una similitudine.
Una sembianza con qualcosa di conosciuto.
Una semplice forma abbagliante priva di contorni definiti.
Che non ha protetto per intero, lasciando impronte insopportabili.
Così ho visto.
Senza colpa.
Senza volontà di vedere.
Parte di lei è rimasta in me, per proteggere la mia esistenza.
Forse per sanare il suo senso di colpa.
O solo la casualità che sopravvive anche in altre dimensioni.
Che abita anche in loro.
Era l’ 11 settembre 1969, un giorno qualunque.
Quel giorno dovevo morire.
Era il mio tempo.
Il mio modo.
Non mi è riuscito.
Neppure in quel momento, quello logico, giusto.
A non vendicarmi di Dio.
A cedere ad una volontà.
A sopportarne una che non fosse solo mia.
Ed era solo il mio tempo.
Quello giusto.
In un giorno qualunque, il mio.

Così è rimasta solo quell’ombra luminosa.
Non so ancora adesso se per semplice pietà o per vero amore.
Voglio credere per vero amore.
È rimasta dentro quella figura priva di contorni.
A proteggere la mia esistenza da quella dimensione che non potevo né dovevo sfiorare.
Neppure con uno sguardo.
Come nei miei occhi è rimasto quello che non doveva rimanere, quello che hai visto, che hai conosciuto.

Vedendo in essi parte di ciò che loro,hanno visto.

I miei occhi che nei tuoi hanno trovato lo stesso bagliore, lo stesso bene.
Che qui non esiste, almeno per me.
Non può semplicemente esistere.
Ma anche nella probabile confusione, disperato credere, ho lottato senza tregua.
Ho lottato per lasciarne una piccola prova.
Se non per noi, per chi né sogna né crede.

Quel bene, lasciamelo credere, è nato dai nostri sogni, dalle nostre speranze, dai nostri desideri.
Non importa se era impossibile, è stato sufficiente viverlo per quello che ci è stato concesso.
Lasciami credere almeno per un istante.
Che quel bene siamo stati solo io e te.
Non un destino, solo io e te.

Adesso dormo la notte e ti sogno.
Forse era il sogno l’unica terra dove potevamo vivere insieme, dove poteva vivere non il frutto ma la genesi dell’Amore.
Tutto questo non ti riporterà in vita, purtroppo.
Tutto questo è oltre la vita.
Oltre i confini delle anime con le quali avremmo dovuto comunque vivere.
Figurati se poteva essere contenuto nei confini geometrici del mondo.

E così te ne sei andata, sei morta.
E tutto questo non ti riporterà in vita.
E io non riesco a convincermi della tua morte.
Sei morta,e io vivo.
Sei morta nel meglio della tua vita.
Quanto io non sono riuscito a morire nel giusto della mia morte.
Dove sei?
Perché mi sveglio,e  vivo e mi addormento insieme.
Come se non fosse trascorso un attimo.
Di quella vissuta, trasognata felicità.
Perché sento ancora il tuo profumo?
La tua voce?

Perché quell’ombra mi protegge ancora?
Dai tuoi occhi che adesso vedono.
Anche quello che non sono riuscito a vedere io.
Perché non ci sei più?

E non riesco a sentirmi solo?


FranzK.


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