giovedì 11 marzo 2010

Impalcature insostenibili.




 [http://www.youtube.com/watch?v=q4vaCtOdzPw&feature=related]


Aveva conseguito i massimi voti in tutte le materie.
Una carriera che non avrebbe potuto cominciare meglio.
Come esperto strutturista.
Come mente della conoscenza delle forze e dei carichi.
Delle sollecitazioni e delle deformate.

Il dominio.
Il dominio come conseguenza della conoscenza.
La certezza di un conteggio.
La precisione di un conteggio.
Il dominio della capacità di un conteggio, di una previsione.

E poi con lo sguardo volto al cielo.
Per godere del dominio dell’appartenenza a quelle alte costruzioni.
Come loro Creatore.
Generatore.
Genitore.

Tutta una vita piena di immense soddisfazioni.
E fama crescente.
E crescente indiscussa credibilità e affidabilità.
Convegni, presidenze di comitati di certificazione, onorificenze.
Nulla un uomo potrebbe immaginare di meglio per una professione.

Poi però …..d'un tratto ...
Una bellissima struttura da risistemare.
Un lavoretto ai piani vicini al cielo.
Per un amico importante.
Che lo sceglie e gli affida il compito più per il vanto personale della sua presenza, del suo nome, che non per reale necessità.

Ma il rigore a volte fa brutti scherzi.
Quanto l’eccesso di certezze.
Che porta il dominio fuori dominio.
E anche il più semplice degli uomini sa che, più sei vicino al cielo, e più devi essere leggero.
Non pesante almeno.

Rigoroso nella leggerezza.
Quindi non nel dominio.
Che è cosa grossa e pesante.
Non fosse per il suo primogenito: il senso del potere.
Del sapere oltre.

E lui giù pesi e calcoli e pesi ancora più pesanti.
Mentre tutta la città , tutte le mattine passa a guardare l’ennesimo capolavoro.
L’ennesima vittoria sulle forze della natura.
E prepara la festa.
Tutta una città in festa.

Fino a poco tempo dopo.
Quando ai piani vicini alle fogne si nota un fuggi fuggi frettoloso di ratti.
Spaventati.
Da strani scricchiolii.
Da botte secche di assestamento di chissà che.

Ma lui nulla.
Continua ad appesantire e calcolare, a dominare.
E giù pesi e pesi ancora più pesanti.
Troppo vicini al cielo.
Troppo pericolosi per tutto ciò che è vicino alle fogne.

Rendersi conto della verità è poi però questione di un istante.
Di una verità irrimediabile oramai.
Di una verità così pubblica che la città la conosce già tutta.
E si prepara alla penitenza.
Al bisbiglio, alla condanna.

Il suo sguardo si perde un attimo verso il cielo.
L’ultima volta.
Prima dell’ultima incapacità di rifiutare il dominio.
E con esso il perdono.
Di se stesso.

Lo hanno raccolto molto spazio sotto.
Quasi difficile da ricomporre.
Poco dopo.

Ai piani ormai barcollanti e completamente compromessi.

Quelli vicini alle fogne.

Franz.K

2 commenti:

  1. ...i ratti su che cosa avevano costruito le loro certezze???
    non sicuramente su calcoli matematici ma su sensazioni....
    senza voler provocare ma cercando la loro salvezza sono fuggiti, apparentemente senza un motivo....

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  2. dallo scritto:
    ......
    Spaventati.
    Da strani scricchiolii.
    Da botte secche di assestamento di chissà che.

    Eventi, non sensazioni.
    Motivi ben precisi.
    Conseguenze reali di calcoli, dominio, potere, fatti e condizioni.

    Le sensazioni appartengono ai sentimenti.
    E Juliet sbagliando sensazioni è morta insieme a Romeo.
    Propri perchè i sentimenti non fanno rumore, niente scricchiolii, niente botte di assestamento, niente calcoli, dominio, potere.

    Gli eventi, i fatti, appartengono alla soppravvivenza, il massimo per i ratti.

    Le sensazioni e i sentimenti alla felicità, il massimo per gli uomini.

    Spero scegliamo in tal caso, (cogliendo una provocazione) di essere sempre uomini.

    Francesco

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